Camera di Commercio: “Accorpamento necessario e conforme alle nuove leggi”

Accorpamento Camere di Commercio
Camera di Commercio

In relazione alla posizione espressa pubblicamente dall’Associazione dei Liberali piacentini sul processo di accorpamento fra le Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia si precisa quanto segue: 

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1) il decreto legislativo 25 novembre 2016, n.219 (in vigore dal 10/12/2016) impone di rivedere la geografia delle Camere di Commercio, affinché il numero delle stesse si riduca dalle attuali 105 a non più di 60. L’accorpamento fra Enti camerali condurrà quindi, inevitabilmente, alla revisione delle circoscrizioni di competenza e tale percorso impatterà su tutte le Camere di Commercio che abbiano un numero di imprese iscritte inferiore a 75.000; 

2) la Camera di Commercio di Piacenza, contando un numero di iscritti (imprese + unità locali) pari a 37.500, soggiace a tale obbligo e pertanto ciò ha determinato l’avvio di trattative con gli Enti camerali di Parma e Reggio Emilia, finalizzate a definire autonomamente (e non per imposizione ministeriale) l’ampiezza territoriale della futura Camera di Commercio, tenuto conto in primis delle specificità geo-economiche dei territori coinvolti; 

3) salvo eccezioni motivate che esigono l’inesistenza di alternative e adeguate soluzioni di accorpamento, lo spazio di manovra concesso a ciascun Ente non può che esprimersi all’interno della regione di appartenenza, dato che il dettato normativo della riforma camerale richiama in più punti competenze che rimandano agli attuali assetti regionali; 

4) in relazione a tale richiamo si citano, in particolare, le seguenti disposizioni: – il Consiglio camerale è nominato dal Presidente della Giunta regionale; – il Collegio dei Revisori dei Conti è composto da 3 membri di cui uno designato dal Presidente della Giunta regionale; – il finanziamento delle Camere di Commercio può prevedere che il diritto annuale venga aumentato nella misura massima del 20% sulla base di programmi  e progetti condivisi fra le Camere di commercio e le Regioni; – gli Enti camerali esercitano funzioni delegate dalle Regioni (in Emilia Romagna la delega riguarda lo svolgimento di compiti in materia di artigianato, in Lombardia altre funzioni).  

Appare evidente che la previsione contenuta nel decreto, volta a non escludere a priori accorpamenti fra territori appartenenti a differenti Regioni, vada letta con esclusivo riferimento a situazioni del tutto eccezionali, non ricorrenti per Piacenza. Tale disposizione potrebbe trovare applicazione in Regioni nelle quali l’unica Camera di Commercio esistente non rispondesse a quei parametri di equilibrio economico-finanziario dai quali il processo di riorganizzazione dell’intero sistema camerale non può prescindere. 

Va altresì sottolineato che il piano complessivo di razionalizzazione sarà elaborato entro 6 mesi da Unioncamere nazionale, organismo al quale la riforma riserva ampio potere ed in particolare la possibilità di intervenire sugli accorpamenti stessi, sia per garantire che il risultato finale sia di 60 Camere, sia evidentemente anche per avvalorare l’inesistenza di alternative adeguate in ambito regionale. 

Si ha motivo di ritenere che la comunanza di caratteristiche geo-economiche all’interno della nostra regione prevalga su considerazioni, pur comprensibili sul piano motivazionale, che attengono alla convenienza di addivenire a fusioni con Enti di minori dimensioni. 

Infine, relativamente alle ipotesi indicate dall’Associazione dei Liberali, si segnala che Lodi e Monza sono state recentemente accorpate dalla Camera di Commercio di Milano e che la Camera di Commercio di Cremona sta già trattando con Mantova gli assetti del futuro ente che nascerà dall’accorpamento fra questi due territori.