L’Associazione dei liberali piacentini prende posizione sulla vicenda delle unificazioni delle Camere di Commercio, sottolineando che la stessa sarà “la madre di tutte le unificazioni”. “Il provvedimento attuativo della riforma degli enti camerali – spiega una nota dell’Associazione – stabilisce con molta chiarezza che le unificazioni (al fine di diminuire il numero delle Camere, in attesa di una loro abolizione – come molti auspicano – unitamente alle tasse camerali, ovviamente sempre crescenti) possono avvenire sia nell’ambito di una medesima regione amministrativa, che fuori dalla stessa. Si appalesano così, in primo luogo, intempestive e rovinose – continua la nota – le “trattative” anzitempo intraprese con Parma e Reggio e, comunque, che hanno compromesso il risultato finale, ma non ancora in modo irrimediabile, assicurando fra l’altro solo un vicepresidenza a Piacenza come massimo risultato. Che può per qualcuno essere – proseguono i liberali – un buon risultato a scopi personali, ma che per Piacenza – dato che la sede della Camera sarebbe a Parma – sancirebbe un altro passo in avanti nella progressiva demolizione della rappresentatività della nostra città che in questo periodo storico stiamo allegramente vivendo, sotto la guida di una pretese classe dirigente, anche politica, che non brilla certo per avvedutezza, considerato che la cosa comporterebbe anche spese vive di riguardo per i cittadini oltre che un danno di immagine destinato a ripercuotersi su tutte le attività economiche”.
La nota dell’Associazione così prosegue: ”Occorre che chi, sbagliando, ha intrapreso troppo presto trattative che si rivelano, al risultato, insoddisfacenti e pericolose per la comunità, ammetta l’errore e cambi strada. Vanno così, ad avviso dell’Associazione, intraprese – da parte, peraltro, non solo di chi ha già sbagliato (perché è prevedibile a che porterebbero, per non smentire le precedenti…) – trattative a tutto campo con province che non portino già in partenza ad attribuire una posizione di centralità ad altre zone (come è il caso per Parma se si tratta solo con questa e con Reggio): così continuando, a disastro si assommeranno altri disastri. Occorre invece intraprendere trattative a tutto campo, non a centralità predeterminata per altri. Ad esempio, con Lodi e Cremona, specificatamente, ma senza escludere prioritariamente neanche Genova e Pavia. Così, riequilibreremo la situazione, oggi incautamente compromessa, daremo una speranza alle nostre comunità, capovolgeremo l’orientamento autodistruttivo, contribuiremo a costruire una zona centrale dell’Alta Italia caratterizzata da interscambi autonomi, storicamente affermata. E potremo aspirare non ad una insignificante (salvo indennità) vicepresidenza, ma a tenere ancora la sede della Camera di commercio e così – quantomeno a turno con altre realtà che dovranno presto collegarsi anch’esse – a ripristinare una situazione di equilibrio”.