Da Goethe a Schiller, in viaggio verso la bellezza

Da Piacenza a Parma, da Goethe a Schiller ricordando i valori di immortalità dell’umanità e l’ispirazione dell’arte. Dopo la conferenza di chi scrive su “Piacenza nelle parole di Goethe” del 10 ottobre scorso durante la quale si sono ricordati i riferimenti piacentini del Viaggio in Italia del genio di Francoforte, è il Teatro Regio di Parma che celebra Schiller nell’universalità del dramma di Don Carlos. Schiller lo aveva concepito nella serenità della Corte di Weimar elevando il valore di Carlo e Rodrigo a dolce mistero ineffabile della fraterna amicizia. Così nell’ambito del Festival Verdi è una voce cara ai piacentini, quella del basso Michele Pertusi ad interpretare Filippo II con la profondità interiore e l’immedesimazione psicologica di tutto il personaggio. Imponente, nobile, sofferto, il Re di Spagna soffre e prega implacabile la nella reggia dell’Escorial! Daniel Oren è una bacchetta rigorosa, classica nell’impostazione. Martino Faggiani dirige il coro del Regio mentre Maurizio Balò firma scene di tradizione giocate sullo scambio di piani inclinati. Josef Bros è un Don Carlo accorto, sofferto e nobile nella gestualità e tragicamente eroico. Rodrigo il Marchese di Posa è Vladimir Tovanov, un voce calda, matura e fortemente sentimentale. Cesare Lievi firma una regia tradizionale un po’ cupa ma severamente ispirata al rigore della Controriforma. Elisabetta di Valois è Elena Farnocchia, una promessa della lirica dalla convincente voce granitica e che con la sua forza scenica riempie il palcoscenico! Marian Cornetti è la Principessa Eboli che infuria di gelosia. Ecco dunque dispiegati i sentimenti e i valori del mondo di Schiller: l’amore, la nobiltà d’animo, l’affetto, l’amicizia…Lo spettacolo di Parma è stato il trionfo della bellezza interiore alla luce dei principi di Goethe e di Lessing: Piacenza non conobbe né Goethe né Schiller, ma Don Carlos, elevato da Verdi a melodramma Tragico, è, in realtà, la storia di una famiglia dilaniata. Piacenza, citata da Goethe sulle tracce delle opere di Guercino, è luogo topico di riferimento ideale per un mondo perduto che non c’è. Verdi con Don Carlos trasfigura la vicenda in melodramma storico che Schiller volle dedicare alla mediocrità della Corte di Spagna, alla gelosia in amore e alla implacabile rigidità del grande Filippo, simbolo della Controriforma.Grazie Verdi sulle tracce di Schiller per un Festival che ogni anno, nonostante le difficoltà del triste momento storico, fa parlare di sé e fa “audience” in tutto il mondo.

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Maria Giovanna Forlani