Logistica sempre nel mirino, mai come in questo periodo dopo la tragedia avvenuta alla Gls. La morte di un operaio di 53 anni ha spinto i sindacati a sottolineare ancora una volta la piaga delle irregolarità che sempre di più paiono adombrare questo settore, così importante per l’economia piacentina. Quale sia il problema lo spiega Alberto Gardina, responsabile della Direzione Territoriale del Lavoro di Piacenza che ha voluto tracciare un bilancio degli ultimi controlli eseguiti tra le aziende del territorio. Gardina esordisce con una frase che permette, purtroppo, di inquadrare alla perfezione il problema: “Nella Logistica di Piacenza i titolari delle cooperative sperimentano ogni giorno tecniche nuove per abbassare il costo del lavoro. Non tutte ovviamente: esistono cooperative oneste e anzi sono proprio loro, insieme ai lavoratori, le prime a farne le spese perché abbassare il costo del lavoro significa essere più appetibili in occasione di eventuali appalti”.
Ma cosa significa “sperimentare”? Come spiega sempre Gardina, le cooperative che agiscono nell’irregolarità, e purtroppo sono numerose, non infrangono la legge. Di base rispettano le leggi ma cercano il modo di abbassare il costo del lavoro adottando stratagemmi irregolari. Un esempio, le compensazioni Iva sono pratiche legali e riconosciute, ma sono state sorprese alcune società che sfruttavano acquisti che nulla avevano a che fare con il loro ramo lavorativo per compensare i contributi versati per i lavoratori e abbassare in questo modo il costo della manodopera: “Forse l’irregolarità più diffusa” commenta Gardina.
Ultimamente, poi, gli ispettori hanno scoperto un nuovo raggiro, mai incontrato prima, e anche in questo caso nato da una legge esistente ma applicata in maniera fraudolenta. Alcuni mesi fa gli operatori della DTL hanno effettuato un controllo al polo logistico di Castelsangiovanni e hanno passato al setaccio il magazzino di un’azienda all’interno del quale lavoravano otto cooperative. Molti dei facchini presenti al loro arrivo stavano operando per conto di una cooperativa pur essendo soci di un’altra e gli ispettori hanno capito subito che qualcosa non andava. Chiedendo conto di quanto stesse accadendo ai titolari, si sono sentiti rispondere che si trattava di un semplice contratto “Reti di Reti”. Si tratta di un contratto che permette alle cooperative di unire le forze pur mantenendo ognuna la propria individualità: lo scopo principale è potersi scambiare lavoratori nel momento di reciproca necessità. Se a una cooperativa servono lavoratori, un’altra facente parte della stessa rete può cederli. A una condizione però: l’impiego del socio che viene momentaneamente “ceduto” deve portare benefici alla cooperativa che lo cede. Per esempio (e soprattutto per farla semplice), una società che si occupa di spedire telefoni cellulari può cedere un lavoratore a un’azienda che assembla i telefoni stessi. Telefoni che poi la ditta di spedizioni può effettivamente inviare in giro per l’Italia traendo un personale guadagno.
Nel caso dell’azienda di Castelsangiovanni le cooperative si scambiavano lavoratori dopo aver stretto un regolare accordo “Rete di reti”: evidentemente, però, veniva meno la condizione dell’interesse di chi cede, trattandosi di soggetti che lavorano per un’azienda esterna. In questo modo i lavoratori si sono ritrovati a essere semplicemente irregolari. Circa 60 i "facchini" scambiati, otto le cooperative coinvolte, una maxi sanzione di 52mila euro.
“Da sempre monitoriamo il settore della Logistica – commenta il maresciallo dei carabinieri dell'ispettorato del lavoro Paolo Taurino – perché sappiamo essere un comparto dove le aziende appaltano e subappaltano a cooperative che non sempre sono di Piacenza, società che oggi ci sono e domano spariscono. Giusto l’anno scorso al polo logistico di Le Mose abbiamo trovato una cooperativa che stava impiegando ben 27 lavoratori in nero all’interno di un magazzino. E spesso le aziende appaltanti sono all’oscuro di quanto capita”.