Piacenza 27.09.16 – In occasione del 150° anniversario dell’apertura delle relazioni fra Giappone e Italia, la Biblioteca Passerini-Landi celebra questa importante ricorrenza allestendo la mostra Hokusai – tavole delle 100 vedute del Fuji = 100 modi per parlare di Dio senza mai nominarlo. La raccolta delle Cento vedute del Fuji è considerata da molti esegeti il capolavoro, nonché il testamento spirituale del grande pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai (Edo, 1760 – 1849) le cui opere furono fonte d’ispirazione per molti artisti europei del XIX secolo. L’Ottobre giapponese ospita inoltre altre importanti presenze giapponesi come la rassegna fotografica dell’esperienza nipponica di Luchino Dal Verme del 1878, l’esposizione del prezioso rotolo dipinto dal maestro ukiyoe Kunichika Toyohara (1835-1900), conferenze e libri del fondo antico della Biblioteca. I curatori della mostra sono Bruno Gallotta dell’Associazione culturale Dogo – incontro delle vie, e Graziano Villaggi della Biblioteca Passerini-Landi.
Questa mattina in Municipio in occasione della conferenza stampa di presentazione della mostra “Ottobre Giapponese”, sono intervenuti l’assessora alla Cultura Tiziana Albasi, Rosella Parma e Graziano Villaggi della biblioteca Passerini Landi e Bruno Gallotta dell’associazione culturale “Dogo” di Lodi che organizza l’iniziativa.
Cosa sarà possibile vedere:
Le cento vedute del Fuji di Hokusai
L’originale del “libro capolavoro di Hokusai” sarà esposto in una teca, mentre saranno presentate tutte le riproduzioni (debitamente ingrandite) delle xilografie che lo compongono. Lo scopo che Bruno Gallotta, curatore della mostra, si prefigge è innanzitutto quello di divulgare anche in Italia la conoscenza di queste bellissime immagini, in secondo luogo, attraverso le didascalie che le accompagnano interpretandole in chiave teologica, vuole fornire un nuovo contributo all’esegesi Hokusaiana. E’ disponibile il catalogo della mostra.
Oggetti d’arte e artigianato giapponese del peiodo Meiji
Gli oggetti e le immagini presenti negli espositori sono stati realizzati in prevalenza dopo l’apertura dei porti giapponesi e vogliono documentare, da un lato, la proverbiale abilità degli artigiani Giapponesi ( il curatore della mostra ritiene che siano stati in abbondanza tra i più bravi al mondo), dall’altro lato l’influenza che il contatto con la cultura occidentale ha esercitato sulla rinnovata produzione artistica e artigianale.
Le fotografie giapponesi di Luchino Dal Verme
Sarà possibile vedere le riproduzioni di una parte delle fotografie giapponesi appartenenti all’Archivio della famiglia Dal Verme di Torre degli Alberi, che documentano il viaggio in estremo oriente compiuto da Luchino Dal Verme (1838-1911) al seguito del principe Tommaso Alberto di Savoia, Duca di Genova, e che vennero utilizzate per illustrare il volume Giappone e Siberia. Note d’un viaggio nell’Estremo Oriente al seguito di S. A. R. il duca di Genova, Milano 1882. Della folta raccolta delle fotografie giapponesi, una gran parte fu quasi sicuramente acquistata in loco presso gli studi di Yokohama che, in quell’epoca, usavano raccogliere in album e vendere come souvenir ai viaggiatori stranieri le immagini di un Giappone ancora largamente sconosciuto all’Occidente. Le vedute urbane, i giardini e i templi, i molti ritratti in posa di fanciulle, samurai, monaci, i quadretti di vita quotidiana poeticamente acquerellati a mano con tinte soffuse esplicitano chiaramente l’ascendenza dalla scuola di Felice Beato e Charles Wirgman. Ogni immagine apre uno spiraglio su quell’Oriente esotico e misterioso che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento alimentava l’immaginario del Vecchio Continente, e che Luchino Dal Verme fu tra i primi a esplorare e documentare.
Libri antichi del fondo antico della Biblioteca Passerini-Landi Attraverso l’esposizione di alcuni libri del fondo antico della biblioteca verrà documentata la storia delle complesse relazioni fra il nostro paese e il Giappone, a partire dal volume del 1660 sul Giappone, facente parte dell’opera Dell’historia della Compagnia di Giesù. L’Asia descritta da Padre Daniello Bartoli, fino al più recente libro di Luchino Dal Verme Giappone e Siberia. Note d’un viaggio nell’Estremo Oriente al seguito di S. A. R. il duca di Genova, (Milano 1882)
Eventi previsti
• 30 settembre, 18.00 – Inaugurazione con musiche tradizionali giapponesiKaori Ogasawara (violino), Francesca Perotti (arpa)Intervento del Console generale del Giappone Shinichi Nakatsugawa
Introdurre le “Vedute” di Hokusai con il suono delle “Canzoni” giapponesi prese sia dal repertorio tradizionale, sia da quello di più recente elaborazione (ossia dalla fine del 19°secolo alla fine del 20°), ma già patrimonio nazionale del popolo Giapponese, è forse l’abbinamento più naturale. Entrambe le forme espressive proiettano sullo sfondo suggestioni e scenari simili, due arti a confronto che descrivono e incorniciano in modo analogo la natura, la vita, le persone della terra giapponese.Donne e uomini di ogni età in Giappone intonano le loro amate canzoni o ne suonano con strumenti le graziose melodie nelle varie occasioni sociali, alle feste, o per intrattenimento.Le “Song” che sentiamo qui sono eseguite dal violino, accompagnato dall’arpa, che richiama le sonorità del koto o dello shamisen, strumenti giapponesi a corde pizzicate molto usati per accompagnare il canto. I brani presentati mostrano tutti caratteri diversi, si legano a funzioni e occasioni diverse, ma l’amore implicito e profondo per la terra giapponese, lo stupore e l’ammirazione per la natura in costante relazione con la vita dell’uomo sono gli elementi che legano idealmente tra loro le canzoni e ne fanno un solo incantevole repertorio.
• 7 ottobre, 17.30 – Ornella Civardi parla di Zen e arte. Alla ricerca dell’essenza della vita
Dalla pittura a inchiostro all’ikebana, dall’origami al giardino di roccia, tutte le arti che compongono la variegata galassia dello zen hanno un tratto in comune. Quella inconfondibile estetica che ha conquistato l’Occidente, fatta di rigore e suggestione, giocata sui vuoti e sul non detto, capace di trasformare in valore la patina lasciata dal tempo e persino l’imperfezione, quell’estetica non è il frutto di una deliberata ricerca del Bello, ma piuttosto l’effetto collaterale di un preciso atteggiamento dello spirito. Solo riuscendo a rendere labili i confini dell’Io e a lasciarsi attraversare dal mondo che lo circonda, solo identificandosi fino in fondo con il suo oggetto, l’artista potrà coglierne l’essenza più intima, e allora davvero l’opera avrà il potere illuminante di una rivelazione, sarà qualcosa di simile a un’illuminazione.
• 14 ottobre, 17.30 – Lia Beretta parla di Edoardo Chiossone, tecnico-artista del Giappone Meiji
Dopo l’apertura dei porti alle nazioni straniere e la successiva restaurazione del potere imperiale nel 1867, il Giappone si dovette confrontare con i moderni paesi occidentali da una posizione di arretratezza medioevale. Per modernizzarsi dovette fare ricorso ad esperti stranieri in quasi tutti i campi: dall’industria, al diritto, all’arte. Uno dei problemi che il Giappone dovette affrontare fu quello della produzione delle banconote e delle carte valori che venivano stampate da molteplici istituzioni con sistemi antiquati che si prestavano alla falsificazione. Il governo giapponese fondò il poligrafico dello stato e per organizzarlo tecnicamente fu chiamato l’incisore genovese Edoardo Chiossone che per diversi anni si era specializzato in questo campo a Francoforte e a Londra. Chiossone insegnò tutte le tecniche della produzione di moderne banconote e carte valori, dalla produzione della carta filigranata e dell’inchiostro, al disegno e alla stampa.Valente artista, Chiossone divenne il ritrattista ufficiale dell’Imperatore Meiji e dei maggiori personaggi pubblici dell’epoca. Alla sua morte avvenuta a Tokyo nel 1898, Chiossone lasciò in eredità al Comune di Genova la sua collezione di circa 15.000 oggetti d’arte ora ospitata nel museo “Edoardo Chiossone” di Genova.
• 21 ottobre, 17.30 – Ornella Civardi parla di Kabuki. Mode, divi e spettacolo in Giappone tra ‘600 e ‘800. Durante l’incontro sarà presentato il prezioso rotolo dipinto dal maestro ukiyoe Kunichika Toyohara (1835-1900).
Fra i temi che ricorrono nell’arte dell’Ukiyoe, il Kabuki è uno dei più amati e frequentati. Il dramma di lacrime e sangue che furoreggia nei teatri di Edo, con i suoi intrecci complicati, le passioni travolgenti, gli amori impossibili, le vendette e i suicidi, conquista presto tutti i grandi artisti di Edo, che si buttano a realizzare ritratti degli attori più celebri, raffigurati nei panni dei personaggi che ne hanno decretato il successo. Sarà presentato, in occasione dell’incontro, un autentico emakimono realizzato dall’artista Kunichika Toyohara nella seconda metà dell’Ottocento. Il rotolo, dell’inconsueta lunghezza di dieci metri, raccoglie una trentina di xilografie con ritratti di attori e scene di drammi rappresentati a Edo negli anni immediatamente precedenti la sua pubblicazione.
• 28 ottobre, 17.30 – Bruno Gallotta parla di Hokusai. Una nuova lettura – presentazione del volume “La bella storia di Hachiemon e della sua arte”.
Parafrasando il titolo di un libro di successo in Giappone ai tempi di Hokusai, Bruno Gallotta ha scritto il libro “La bella storia di Hachiemon e della sua arte” e lo presenterà ufficialmente in questa occasioneIn questo libro, adottando uno stile “discorsivo”, l’intera produzione Hokusaiana è sinteticamente esaminata nelle sue varie fasi di formazione e sviluppo, ma soprattutto vi si individua un preciso disegno nella sua globalità finora inesplorato. Nella introduzione, Giuseppe Forzani coraggiosamente scrive: “Questo è un libro per principianti e per professionisti al medesimo tempo. Il neofita scopre un mondo nuovo, il conoscitore vede questo mondo a lui noto da un angolo di visuale inconsueto e vivacissimo, quello dell’evoluzione spirituale”.
• 29 ottobre, 17.30 – Annibale Zambarbieri parla di L’incontro con un mondo diverso. I gesuiti e gli esordi dei rapporti tra Italia e Giappone.
I Gesuiti con s. Francesco Saverio (1506-1552) furono i primi ad incominciare l’evangelizzazione del Giappone, che si sviluppò con notevoli risultati nei decenni successivi al 1549, tanto che nel 1587 i cattolici giapponesi erano circa 300.000, con centro principale a Nagasaki.Ma proprio nel 1587 lo ‘shogun’ (maresciallo della corona) Hideyoshi, dai cristiani denominato ‘Taicosama’, che fino allora era stato condiscendente verso i cattolici, emanò un decreto di espulsione contro i Gesuiti (allora unico Ordine religioso presente nel Giappone) per delle ragioni non chiarite.