“Non c’è bisogno della Carta dei diritti universali del lavoro per capire che se c’è in atto una protesta i tir devono stare fermi, è questione solo di buonsenso”. Non poteva non affrontare i temi inerenti il settore della logistica il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, a Piacenza in occasione del Festival del Diritto. “Diritti, democrazie e dignità. Scriviamo una nuova carta dei diritti universali del lavoro”, questo il titolo dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Galli. Dopo quanto accaduto a Piacenza proprio in questi giorni con la morte dell’operaio egiziano Abd Elsalam davanti al magazzino Gls di Montale e la successiva mobilitazione da parte del sindacato Usb il tema del lavoro e dei diritti del lavoratore è quanto mai di attualità.
“La Carta dei Diritti ha proprio questo compito, portare chiarezza ed equilibri in ogni settore lavorativo. E il settore della logistica ha più che mai bisogno di regolamentazione essendo estremamente frammentato tra appalti, subappalti, cooperative. Ma al di là di questo, parlando nello specifico della tragedia avvenuta a Piacenza la Carta dei Diritti c’entra ben poco: se un gruppo di lavoratori sta manifestando davanti ai cancelli di un’azienda i mezzi pesanti si devono fermare, questo è normale buonsenso, non c’è bisogno di una carta dei diritti perché avvenga questo. Quanto accaduto davanti alla Gls di Piacenza è indice del fatto che tutto il terreno delle relazioni industriali è un terreno faticosissimo che non ha delle regole che gli permettono di agire”.
“Tornando alla logistica abbiamo tantissime vertenze aperte. Le soluzioni sarebbero normali, basterebbe un contratto nazionale del lavoro che regoli davvero i rapporti contrattuali. Ci vorrebbe poi trasparenza e legalità nel distribuire gli appalti, e soprattutto smetterla di pensare solo a ridurre i costi: le piattaforme continuano a proporre una riduzione progressiva dei costi andando a creare situazioni di illegalità tra i lavoratori”.
Logistica, un settore che a Piacenza appare in mano a sindacati alternativi ai confederali, come Usb e Si Cobas: “Noi discutiamo con tutti, se ci sono punti in comune siamo pronti a rapportarci anche con queste sigle, altrimenti ognuno fa la sua politica”.