“Assassini”, centro storico blindato per il corteo in ricordo di Abd Elsalam

I timori della vigilia sono stati cancellati da un corteo di circa tremila persone che hanno sfilato rumorosamente ma pacificamente tra le strade della città. USB, SI Cobas, Rifondazione Comunista, Partito Comunista, centri sociali e movimenti autonomi provenienti da tutta Italia hanno affollato piazzale Marconi e da lì sono partiti lungo viale Sant’Ambrogio. In testa al corteo la famiglia di Abd Elsalam, il 53enne egiziano morto durante un picchetto davanti alla sede della GLS di Montale dopo essere stato investito da un tir. Un tragico incidente, secondo la ricostruzione della Procura e degli inquirenti. Non è così secondo i movimenti operai e i rappresentanti delle sigle sindacali che invece accusano un dirigente della ditta di aver intimato al camionista di partire nonostante il sit in. In questi giorni, pubblicato da Il Fatto Quotidiano, è stato mostrato anche il video delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso quei tragici momenti: “La Procura e l’avvocato della GLS sostengono che il video confermi l’ipotesi dell’incidente – commenta Fabrizio Tommaselli, dell’esecutivo nazionale dell’USB – e invece non è così. La Procura sostiene che non ci fosse nessuna manifestazione in atto quando al contrario si vedono chiaramente bandiere. Dice che il tir procedeva pian piano e invece lo si vede sfrecciare a tutta velocità”. E infatti non a caso, per tutta la durata del corteo i manifestanti hanno lanciato accuse pesanti alla GLS e alle forze dell’ordine, parlando di insabbiamento. Nonostante la rabbia di operai e dimostranti, però, il corteo è filato liscio e tranquillo fino in viale Risorgimento, via Cavour, piazza Cavalli, via Sant’Antonino, piazza Duomo, via Alberoni e di nuovo nel piazzale della stazione dove il lungo serpentone si è disperso in fretta, complice anche una pioggia intensa.

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In testa al corteo, per tutto il tempo, la famiglia di Abd Elsalam, con la moglie, il fratello e i figli stretti in un abbraccio dietro al furgone dotato di altoparlanti. Lì man mano prendevano la parola vari esponenti del movimento che di fatto hanno posto l’accento su una situazione lavorativa, all’interno della logistica e non solo, ormai non più sopportabile tra contratti irregolari e sfruttamento. “Si è venuto a creare un sistema a se stante – dicono – fatto di ingiustizie e istituzioni che le coprono e noi siamo qui per denunciare questo fenomeno”. Tremila persone provenienti da tutta Italia per un fatto di cronaca che ha avuto risvolti sociali a livello nazionale e che ha visto nei giorni scorsi manifestazioni in varie città di Italia. Manifestazioni spesso non pacifiche e proprio da queste esperienze scaturivano i timori legati alla giornata di oggi. In centro i negozi erano tutti chiusi, serrande abbassate e cordoni di polizia in ogni angolo: “Ma i piacentini dove sono?” chiede un manifestante. Oggi tra i piacentini regnava il timore, un timore giustificato considerate le dimensioni dell’evento a cui Piacenza non è certo abituata. Ma oggi gli organizzatori hanno voluto lanciare un messaggio senza rischiare di passare dalla parte del torto, almeno secondo il loro punto di vista. E l’obiettivo pare essere stato raggiunto se è vero che lunedì l’azienda incontrerà i vertici del sindacato USB.

 

 

 


 

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E’ partito da piazzale Marconi il corteo organizzato dal sindacato USB dopo i tragici fatti avvenuti mercoledì sera a Montale, davanti alla sede della GLS. Circa un migliaio di persone hanno preso parte alla manifestazione nazionale a seguito della tragica morte di Abd Elsalam Ahmed Eldane, travolto e ucciso da un tir durante un presidio davanti ai cancelli dell’azienda.

"Siamo tutti Abd Elsalam" è uno degli slogan che hanno accompagnato il corteo formato da tanti stranieri, ma anche rappresentanti di sigle sindacali, partiti polici e movimenti studenteschi, rappresentanti di centri sociali ma anche tanta gente comune sotto l'occhio vigile delle Forze dell'ordine.

In testa al corteo la moglie con i figli e il fratello. Durante la manifestazione è stato rinnovato più volte la necessità di aiutare la famiglie a raccogliere i soldi necessari al trasferimento dellasalma della vittima in Egitto.

LA TRAGEDIA

Il mezzo pesante, condotto da un uomo italiano di 43 anni, stava lasciando i cancelli della GLS quando ha travolto il 53enne egiziano trascinandolo per almeno cinque metri lungo l’asfalto. Secondo i facchini presenti al momento dei fatti, l’autotrasportatore ha iniziato a muovere il mezzo, nonostante il blocco formato dagli operai, su esortazione di un rappresentante della GLS che ha intimato all’autista di partire. Secondo la Procura si tratta invece di una ricostruzione errata: non vi era nessun blocco e la tragedia è frutto di una semplice distrazione da parte dell’operaio egiziano che non si sarebbe accorto del camion in uscita dai cancelli. Il camionista, inizialmente arrestato, è stato rilasciato la mattina successiva la tragedia dal momento che in suo “sostegno” è giunta la testimonianza di una pattuglia della polizia presente al momento dei fatti che ha confermato la dinamica, una distrazione fatale della vittima.

La ricostruzione ufficiale, ovviamente, non ha convinto i facchini e i membri del sindacato USB che oggi manifestano in ricordo di Abd Elsalam e contro quello che definiscono un “assassinio padronale”. Non solo militanti dell’USB: al corteo hanno aderito anche rappresentanti del sindacato “rivale” SI COBAS e di sigle politiche come Rifondazione Comunista e SEL. Hanno raggiunto Piacenza anche alcuni centri sociali provenienti da fuori Piacenza che sfilano insieme al Nucleo Antagonista Piacentina guidato da Carlo Pallavicini. In tutto si parla di oltre mille partecipanti.

Il corteo segue un percorso modificato rispetto a quello previsto inizialmente: da piazzale Marconi a Viale Sant’Ambrogio, poi Piazzale Milano, Via Risorgimento, Via Cavour, Piazza Cavalli, Via Sant’Antonino, Via Pace, Piazza Duomo, Via Roma, Via Alberoni, fino ai Giardini Margherita termine della manifestazione.

Imponente il dispiegamento delle forze dell’ordine con reparti operativi provenienti anche da Bologna e Firenze per dare man forte alla questura di Piacenza e ai carabinieri.