La Galleria Ricci Oddi ospita una conferenza di Daniela Ferrari, curatrice del Mart, museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, nell’ambito della collaborazione alla mostra “I Pittori della Luce. Dal divisionismo al futurismo”. Un prestigioso appuntamento che si svolgerà giovedì 8 settembre alle ore 17, presso la Sala Sidoli della Ricci Oddi. Protagonista dell’incontro, proprio l’esposizione prodotta dal Mart, di cui la Ferrari è curatrice insieme a Beatrice Avanzi (Musée d’Orsay) e Fernando Mazzocca (Università degli Studi di Milano). La Galleria Ricci Oddi partecipa alla mostra “I Pittori della Luce. Dal divisionismo al futurismo” (visitabile fino al 9 ottobre presso il Mart) con due dipinti: “Alba Domenicale” (1915) di Angelo Morbelli e “Tramonto” (1900-1902) di Giuseppe Pellizza da Volpedo; due capolavori che, prima dell’esposizione al museo di Rovereto, sono stati esposti a Madrid presso la Fundaciòn Mapfre (dal 17 febbraio al 5 giugno 2016), nel corso della mostra “Del Divisionismo al Futurismo. El arte italiano hacia la modernidad”. “Dal Divisionismo al Futurismo” è infatti un grande progetto internazionale che ruota attorno a un preciso periodo storico e a un nucleo di capolavori italiani e che si è concretizzato in queste due mostre: alla Fundación Mapfre di Madrid prima, dal 17 febbraio al 5 giugno 2016, e al Mart di Rovereto poi, dal 24 giugno al 9 ottobre. Due tappe di uno stesso viaggio, due mostre che raccontano l’arte dei maestri italiani che vissero tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Un progetto che ha coinvolto due capolavori della Galleria piacentina: ancora una volta, la collezione Ricci Oddi è uscita dai confini locali rendendosi visibile ad un pubblico internazionale. Giovedì 8 settembre Daniela Ferrari illustrerà quindi la mostra “I pittori della luce. Dal Divisionimo al Futurismo”: un’esposizione che, attraverso una selezione di capolavori provenienti dalle Collezioni del Mart e arricchita da prestigiosi prestiti pubblici e privati, narra le origini e lo sviluppo del Divisionismo in un dialogo esplicito con il Futurismo. La mostra espone oltre ottanta opere in sei sezioni cronologiche e tematiche: Il Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La declinazione simbolista. Una “pittura di idee”; La declinazione realista. L’impegno sociale; Verso il Futurismo; La pittura futurista. In mostra, alcune tra le maggiori e più note opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Francesco Cangiullo, Carlo Carrà, Carlo Fornara, Vittore Grubicy de Dragon, Baldassare Longoni, Emilio Longoni, Cesare Maggi, Giuseppe Mentessi, Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Luigi Russolo, Giovanni Segantini, Gino Severini, Giovanni Sottocornola.
L’ingresso alla conferenza è gratuito. Non è necessaria la prenotazione.
Info:Segreteria organizzativa Galleria Ricci Oddi: 0523/320742; info@riccioddi.it;www.riccioddi.it
Dal Divisionismo al Futurismo: nascita della pittura moderna in Italia Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, il Divisionismo svolge un ruolo fondamentale nel rinnovamento artistico italiano, trovando il suo ideale proseguo nell’avanguardia Futurista. È in questo confronto tra due generazioni che si definisce la nascita della pittura moderna in Italia. Ciò che lega i due momenti artistici è la ricerca sulla luce e sul colore, filo conduttore tra due pietre miliari della nostra storia dell’arte. Inoltre, come tutte le grandi rivoluzioni, i due movimenti destano inizialmente scalpore e le loro idee si inseriscono in un fervido clima culturale che osserva e interpreta i cambiamenti del proprio tempo.Il Divisionismo si afferma nel 1891 alla Triennale di Brera, con la prima uscita “pubblica” di un gruppo di giovani pittori: Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni. Pur nelle differenze tra un pittore e l’altro, che in mostra sono sottolineate e poste a confronto, alcune questioni, largamente condivise, emergono con forza.Basati sulle ricerche scientifiche sulla percezione e poco rispettosi delle regole della pittura accademica, i lavori dei Divisionisti vengono accolti da un vivace e articolato dibattito che non si esaurisce semplicemente nella diatriba stilistica, ma si ramifica nella trattazione di nuove urgenti questioni che, dalla fine del XIX secolo in poi, entrano prepotentemente nelle rappresentazioni pittoriche. I nuovi artisti sconvolgono e dividono la critica e il pubblico borghese, non solo per l’uso della tecnica divisa, ma anche per le inedite interpretazioni dei temi cari alla tradizione. A partire da una rivoluzione visiva derivante dalle scoperte sulla scomposizione del colore e incentrata sul potere espressivo della luce, cambiano anche i soggetti dipinti, tesi verso una modernità nelle questioni raffigurate che spaziano dai contenuti sociali – in un’Italia da poco unita ancora in cerca di una propria identità culturale – a soggetti più lirici legati alla tendenza internazionale del Simbolismo. Come ricorda Fernando Mazzocca nel suo saggio in catalogo, il Divisionismo fu il primo linguaggio pittorico dell’Italia nascente. L’interesse per il mondo operaio, per esempio, o la predominanza di opere dedicate a tematiche politiche e sociali, evidenzia un cambiamento di gusto e un’attenzione alle condizioni delle classi più disagiate e alle disparità sociali senza precedenti che permette alla pittura di assumere una dimensione collettiva e politica lontana dal pietismo della pittura di genere dei decenni precedenti.Al centro dell’indagine della pittura divisionista, però, rimane la rappresentazione della luce, in particolare nell’ambiente naturale. Compreso il meccanismo percettivo, i divisionisti piegano la scienza agli scopi dell’arte. L’empatia con il paesaggio si rinnova in una dimensione simbolica e ideale. Liberatasi della tradizione paesaggistica, la pittura divisa trova nell’ambiente una dimensione di unione tra gli esseri umani e la natura e un tema privilegiato di indagine luministica. Centro geografico del movimento, fin da subito, è la città di Milano nella quale i divisionisti trovano occasioni espositive, un ambiente vivace e pronto al dibattito e un mercante-critico (ma anche pittore) che li appoggia, Vittore Grubicy de Dragon, che per primo in Italia rivela le tecniche e i successi del Pointillisme. Con il movimento francese i divisionisti italiani condividono l’utilizzo dei soli colori puri, non mescolati a impasto sulla tavolozza, ma applicati direttamente sulla tela a piccoli tocchi, che l’occhio dell’osservatore ricompone. Gli italiani però interpretano la tecnica divisa come un mezzo e non un fine, sottoposto e adattato al contenuto e al messaggio dell’opera, in cui la ricerca di una maggiore luminosità affida alla luce un valore simbolico. Il Divisionismo si configura, quindi, non come una filiazione del movimento francese, ma come una tendenza autonoma, che condivide con il Pointillisme alcuni presupposti tecnici e teorici. Un nuovo alfabeto pittorico di respiro internazionale si diffonde e si espande a macchia d’olio tra tutti coloro che lo adottano, pur declinandolo e innovandolo con scelte stilistiche e tematiche differenti. Il fermento cresce e si riverbera in un clima dinamico testimoniato in mostra dalle lettere, dai libri e dai materiali d’archivio che costituiscono un prezioso sottofondo teorico di studio. Le fonti della ricerca storico-archivistica entrano ancora una volta in mostra grazie al lavoro e al patrimonio dell’Archivio del ’900 del Mart.Dalla forza di questa nuova poetica e sulle sue basi tecniche scaturisce, all’inizio del ’900, il Futurismo. Il maggiore movimento d’avanguardia italiano si sviluppa intorno alle idee del poeta Filippo Tommaso Marinetti che nel febbraio 1909 irrompe sulla scena artistica con il Manifesto Futurista, pubblicato sulla prima pagina de “Le Figaro”. All’appello aderiscono Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini che nell’aprile dell’anno successivo firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, in cui proclamano che “non può sussistere pittura senza Divisionismo”, indicando nella comune formazione divisionista il substrato di partenza del movimento. La scomposizione della luce associata a quella della forma e a una vocazione alla rappresentazione del movimento e della velocità della vita moderna proiettano l’arte italiana nel cuore del coevo dibattito artistico europeo. La città industriale in piena crescita, le periferie urbane in espansione, il dinamismo e il progresso sono i temi che caratterizzano la nuova pulsante ricerca.
Daniela Ferrari – Storica dell’arte, lavora presso il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto come conservatrice e curatrice di iniziative espositive.Suoi testi sono pubblicati in vari cataloghi di mostra e pubblicazioni, tra i quali si citano La parola nell’arte. Ricerche d’avanguardia del ’900, 2007; Nanni Valentini. Ho scelto la materia, 2009; Arte Povera. Energia e metamorfosi dei materiali, 2009; Arte del Novecento. Le collezioni della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus, 2011; Una finestra sul mondo. Da Dürer a Mondrian e oltre, 2012; Carlo Carrà. 1881/1966, 2012; Fausto Melotti. Angelico geometrico, 2012; L’arte moderna in Intesa Sanpaolo. L’ultimo novecento, 2013; Mario Radice. Architettura, numero, colore, 2014; Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe, 2014; Vangi. Opere / Works 1994-2014, 2015; Devalle (1940-2013), 2015; Chiara Dynys, 2016; Del Divisionismo al Futurismo. El arte italiano hacia la modernidad, 2016. Nel 2012 è uscito il suo libro Archivio di Nuova Scrittura Paolo Della Grazia. Storia di una collezione e il Catalogo generale della Collezione VAF-Stiftung. Ha cocurato varie mostre tra cui Poesia Visiva. What to do with poetry. La collezione Bellora al Mart, 2010; Percorsi riscoperti dell’arte italiana. VAF-Stiftung 1947-2010, 2011; I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo, 2016. Tra le mostre curate si segnalano Poesia Visiva. La donazione di Mirella Bentivoglio al Mart, 2011; Claudio Olivieri. Il colore disvelato, 2013; Aldo Schmid. Astrazioni cromatiche, 2014; Oltre il confine della tela. Fontana Burri Manzoni Dadamaino Bonalumi Scheggi, 2015; Luigi Senesi. La gradualità del colore, 2016.