AGGIORNAMENTO – "Un'operazione che dona nuova vita e nuova luce alla squadra Narcotici della questura di Piacenza dopo lo scandalo che la coinvolse anni fa. E' la dimostrazione di come la nuova squadra antidroga stia lavorando in modo sano, gratificante ed efficiente" ha detto il questore di Piacenza Salvatore Arena.
Il primo aspetto che balza all’occhio di questa operazione è la lista di clienti: imprenditori, personal trainer, professionisti, addirittura un medico oculista tra gli avventori individuati durante l'operazione: un giro di affari, come detto, da 5mila euro al giorno dovuto a un'opera di spaccio quotidiana e incessante. Addirittura uno dei sei personaggi raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare era un vero e proprio amico di un noto imprenditore di Piacenza e insieme condividevano festini a base di cocaina, trans e prostitute. Ma non solo clienti “illustri”. Ai salotti buoni si collegavano anche storie di ordinaria disperazione come persone costrette a vendere i propri beni pur di pagare l’ambita polverina bianca, persone che hanno venduto il proprio personal computer, il proprio orologio, uomini che si recavano agli appuntamenti con i pusher insieme al figlio.
Indagini difficili e rese ancora più complesse da un sistema perfettamente oliato: gli spacciatori utilizzavano i telefoni cellulari con grande accortezza cambiando numeri in continuazione e disattivando per lunghi periodi alcuni apparecchi. Senza contare il parco macchine, auto intestate a persone inesistenti che di fatto rendevano irreperibili i mezzi. E poi la furbizia criminale dei protagonisti che quando interrompevano lo spaccio anche solo per andare a dormire seppellivano la droga sottoterra, astuzia risultata efficace in occasione di uno dei tanti blitz messi in atto dalla polizia.
Melik, che gestiva il giro in prima persona, coordinava i propri scagnozzi con enorme prudenza: in mezzo ai campi gli spacciatori venivano informati del modello della macchina del cliente, del colore e della targa in modo tale da poter agire in sicurezza. Il perno di un vero sistema che però si aggirava tra le vie di Piacenza come un fantasma. “Il Re” può essere considerato l’ideatore di un nuovo metodo di spaccio, ramificato, sistematico ma imprevedibile allo stesso tempo, in grado di far leva anche sul lato umano della propria clientela: addirittura alcuni degli avventori abituali collaboravano in un certo senso segnalando la presenza di forze dell’ordine o movimenti sospetti. A quel punto il gruppo interrompeva lo smercio o al massimo si spostava in un’altra zona.
Il lavoro della squadra Narcotici, la nuova squadra, è stato certosino, complicato, difficile, ma ciò non ha impedito agli agenti di arrestare sei del gruppo: “In un caso – ricorda il dirigente della Squadra Mobile Salvatore Blasco – abbiamo individuato tre di loro in autostrada e dopo un inseguimento il gruppo è sceso dall’auto e si è nascosto in un campo di grano ampio come tre campi da calcio e con piante alte fino a tre metri. I nostri uomini si sono messi alla caccia, una ricerca durata 12 ore sotto il sole con 35 gradi. E alla fine i risultati sono arrivati”.
In allegato trovato il video con alcuni momenti dell’operazione (compreso l’arresto avvenuto tra i campi di grano) e alcune intercettazioni telefoniche effettuato durante le indagini.
La Polizia di Stato di Piacenza ha condotto un’operazione finalizzata a contrastare due bande di spacciatori nord-africani operanti nel centro di Piacenza e nelle zone di campagna limitrofe, dedite, in particolare, al commercio di sostanza stupefacente del tipo cocaina. Si tratta di ventuno indagati, dieci misure cautelari e numerosi arresti eseguiti oltre a centinaia le segnalazioni amministrative in corso d’invio in Prefettura, attuate nell’ambito di un’attività d’investigazione della Sezione Antidroga iniziata a novembre 2015 e terminata ad aprile 2016.
Il primo gruppo, particolarmente strutturato ed organizzato, aveva a capo un cittadino marocchino conosciuto con il soprannome “Melik” (“il re della coca”), attualmente latitante all’estero. La sua squadra era solita smerciare lo stupefacente in zone campestri che si estendono dai comuni di Mortizza (PC), a Campremoldo (PC), da Corno Giovine (LO) a Zanengo (CR).
Parallelamente al citato gruppo di spacciatori, è emerso un altro gruppo di persone attive nel commercio della coca proprio all’interno della città di Piacenza, nei pressi della stazione, dei giardini pubblici, all’esterno dei bar, degli internet point, dei centri commerciali che forniva persino un servizio a domicilio o attraverso la consegna itinerante in auto.
I clienti erano di varia estrazione sociale e provenivano da diverse città è stato persino fermato un padre di famiglia che si recava a prelevare la coca con l’inconsapevole figlio minore accanto. Più di 135 mila intercettazioni, oltre 30 utenze monitorate, circa 140 persone sentite a sommarie informazioni, varie telecamere nascoste e svariate attività di appostamento, hanno permesso di far emergere un mondo nascosto da quasi 10 anni che, a Piacenza e nelle sue zone limitrofe, ha visto l’ascesa di un nuovo “re” (“Melik”) e la nascita di un nutrito popolo di oltre 300 “schiavi” della “polvere bianca”, con un giro di affari ammontante a circa 5000 euro al giorno, provento di 50/60 occasioni di spaccio quotidiane che avvenivano quotidianamente dalle 11 del mattino fino a tarda sera.
Ulteriori dettagli saranno illustrati al termine della conferenza stampa che si terrà alle ore 10.00 nella locale Questura.