Nelle belle sale del Museo Teatrale alla Scala è in corso dal 5 giugno scorso un’interessante retrospettiva intitolata “Riccardo Muti, gli anni della Scala” realizzata da Lorenzo Arruga. Piacenza ha avuto molti rapporti con il grande Maestro – che compie 75 anni – negli anni felici della Cherubini quando l’orchestra aveva dato tanto alla nostra città e pareva che potesse diventare il centro della vita musicale del nostro territorio. Alla Scala, tra video, fotografie, costumi di opere importantissime che hanno segnato la storia del melodramma negli ultimi trentacinque anni, il visitatore può immergersi in una stupenda e ineffabile atmosfera di purezza e di intensità emotiva.Riccardo Muti è nato a Molfetta ma si è formato a Napoli ed è un instancabile didatta come conoscitore e scopritore di partiture. 155 i concerti con l’Orchestra Scaligera, 370 in tutto il mondo con la Filarmonica ed altri con le orchestre ospiti quali i Wiener Philharmoniker e la grande idea di fondare l’Accademia della Scala che ha aperto le menti e dato speranza a tanti giovani virtuosi. Ricordo le belle lezioni per gli studenti delle Università milanesi prima della prima di Sant’Ambrogio e l’entusiasmo delle serate dedicate agli amici e ai giovani.Quarantotto titoli d’opera tra i quali tante riscoperte, basterebbe pensare a Lodoiska di Cherubini o Lo frate ‘nnamorato di Pergolesi o ancora all’Europa Riconosciuta di Salieri per ricordare gli stimoli che Muti ha donato al pubblico milanese. Che dire del memorabile Parsifal il cui motto eterno era stato: “dimenticare il tempo…”. Dice Muti al termine di una prova: “In arte e in musica niente è definitivo…”. Tutti ricordiamo la scoperta di Tiziana Fabricini per Violetta per una Traviata con la regia di Liliana Cavani che fece storia. Grande e assoluto il mito del Teatro Mozartiano che negli anni Ottanta ci ha regalato l’indimenticabile Trilogia. Erano i tempi magici di Giorgio Strehler, Ezio Frigerio e Vera Squarciapino, là dove il teatro diventava poesia. Ma in una fotografia scopro Antonino Votto, nostro concittadino, che alla Scala fu maestro ed esempio per tanti musicisti del secondo dopoguerra. Muti definisce Mozart: “Nel passato un classico, nel presente un contemporaneo, e nel futuro un fratello”. Ricordiamo infine la sua attenzione alla musica contemporanea che nei 34 anni come Direttore Musicale lo ha portato a segnare un’epoca che resterà per tutti: le lunghe e accanite prove, la tenacia nei valori e il rispetto per la filologia della partitura. Concludiamo con la celeberrima frase di Gabriele D’Annunzio che contrassegna per l’eternità il genio di Busseto a cui Muti si inchinò per tutta la sua vita: “diede una voce alla speranza e ai lutti. Pianse ed amò per tutti”. Era Giuseppe Verdi a cui noi per sempre diciamo e diremo: “grazie”.La mostra resterà aperta fino alla fine di ottobre, dal lunedì al sabato, dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00.
Maria Giovanna Forlani