Il paradosso della povertà alimentare e dello spreco di cibo

 Dalla frutta e verdura alla pasta, al pane, ai cibi in scatola ma anche giocattoli e prodotti per l’igiene. Si trova quasi di tutto nei 20 Empori solidali (12 già attivi e 5 sono in fase d'avvio) presenti in Emilia-Romagna. Si tratta di punti di distribuzione al dettaglio, completamente gratuiti e realizzati per sostenere le persone in difficoltà attraverso l’aiuto alimentare e offrire lorooccasioni di socializzazione, che possono rappresentare uno strumento significativo di contrasto alla povertà alimentare e allo spreco di cibo.

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Questi i temi al centro del convegno “Azzerare gli sprechi: povertà alimentare e nuove risorse", che si svolge oggi a Bologna, presso la Regione.

Al centro del dibattito, quindi, povertà e sprechi alimentari, che infatti vanno ancora di pari passo, se si considera che, solo in Italia,  oltre 5 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di minori, vivono in condizione di povertà alimentare e, paradossalmente, nell’Unione europea si stimano 180 kg di cibo buttato pro-capite (dati Eurostat 2005).

Preoccupa il fatto che nel nostro Paese, e anche in Emilia-Romagna, al fenomeno della grave povertà e deprivazione materiale si sia aggiunto, sulla spinta di anni di crisi economica, quello dell'impoverimento di singoli e famiglie. E con esso quello della difficoltà  temporanea o persistente di mantenere una alimentazione quantitativamente e qualitativamente corretta.

La Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle proprie politiche di contrasto alla povertà, sostiene da anni (Legge 12/2007) la promozione di attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari per fini di solidarietà sociale e in particolare finanzia alcuni enti, come il Banco Alimentare e la Caritas, che operano in questo settore.

A livello nazionale il tema del recupero e della distribuzione è regolamentato dalla Legge 155/2003, detta del “Buon samaritano”, ancora in vigore, in attesa dell'approvazione al Senato della nuova proposta per il contrasto allo spreco alimentare e farmaceutico attraverso la donazione e la distribuzione dei prodotti per fini di solidarietà sociale.

Al di là della nuova normativa, la Regione Emilia-Romagna si è impegnata a costruire una filiera del contrasto alla povertà in tutte le sue forme, creare un coordinamento tra gli empori regionali, impostare un sistema di garanzia e trasparenza sull'utilizzo della merce raccolta, magari istituendo un logo regionale “di affidabilità” dell'Emporio. Per la Regione si rende anche necessario lavorare sulla sponda delle imprese di distribuzione: i possibili “donatori” di cibo, incidendo sulla valorizzazione della responsabilità sociale di impresa. Un’idea, ad esempio, è la creazione di un marchio “etico” regionale per le aziende che aderiscono in modo stabile e continuativo al progetto attraverso vere e proprie donazioni e la fornitura di prodotti in eccedenza.

Gli Empori solidali in Emilia-Romagna

Dalla ricerca sulle realtà che distribuiscono generi alimentari attraverso il sistema dell’Emporio solidale, realizzata dalla Regione in collaborazione con la Caritas dell’Emilia-Romagna, emerge che dal 2008 sono stati aperti circa 60 di questi punti di distribuzione al dettaglio gratuiti in 16 regioni. In Emilia-Romagna sono 20, dei quali  12 risultano già attivi5 sono in fase d'avvio 3 sono in fase di progettazione, distribuiti su tutto il territorio regionale. 

Chi si reca in un Emporio può scegliere liberamente i prodotti alimentari a disposizione usufruendo di una  tessera personale caricata con punteggio a scalare.

Sono luoghi pensati per i cosiddetti “nuovi poveri”, in particolare famiglie in difficoltà economica, specialmente con figli.

Per accedervi  occorre essere residenti nel Comune in cui ha sede l’Emporio (o nell’Unione dei Comuni nei casi di Empori destinati ad un’Unione dei Comuni) e dichiarare un Isee mediamente compreso tra i 3.000 e i 10.000 euro, oppure essere rimasti senza lavoro, essere iscritti a un centro per l’impiego, avere a carico dei figli minori.

Finora ad accedere agli Empori solidali sono state nel 58% dei casi famiglie straniere e per il 42% di famiglie italiane, ma il numero di queste ultime è in aumento.

Gli Empori non sono solo strumenti di contrasto alla povertà alimentare che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni, terzo settore e aziende del territorio, ma svolgono anche una rilevante funzione sociale e relazionale, in grado di attivare le risorse della persona attraverso le cosiddette attività accessorie come  l’ascolto e l'orientamento verso altri servizi, la formazione, l’inserimento lavorativo, gli spazi mamma-bambino, le consulenze al credito e alla gestione domestica. La prima fonte di approvvigionamento in Emilia-Romagna è il Banco Alimentare, che è la realtà principale con cui sono chiamati a relazionarsi gli Empori.