Presunte violenze sulla figlia di 12 anni, rinviati a giudizio i due genitori. Protagonista una famiglia ucraina composta oltre che dal padre e dalla madre, da un bimbo di 11 anni e, appunto, una bimba di 12. Alcuni mesi fa la bambina ha iniziato a recarsi a scuola con lividi sulle braccia, ferite che hanno ben presto messo in allarme le maestre le quali hanno deciso di affrontare l'argomento con l'alunna, diretta interessata: ebbene, quest'ultima ha indicato come responsabile il padre. Le insegnanti hanno così raccontato tutto alla polizia. Gli agenti della Sezione Minori della questura di Piacenza hanno quindi deciso di avviare alcune intercettazioni ambientali nell'abitazione della famiglia. Le prime registrazioni hanno mostrato la vita quotidiana di una madre effettivamente molto severa, dedita ad educare i figli, ma in particolar modo la figlia, con metodi piuttosto duri e a volte perfino violenti. A innescare le ire della donna anche motivi futili: pesanti insulti, strattonamenti, tirate per i capelli e sberle anche solo perché la piccola si distraeva durante la preghiera mattutina. La famiglia è infatti di religione ortodossa, molto fedele e praticante, e bastava una dimostrazione di disinteresse o uno sbadiglio per far sì che la madre si accanisse sulla figlia. Dopo aver acquisito materiale sufficiente gli investigatori della Sezione Minori della polizia hanno consegnato il tutto alla pm Michela Versini che ha ritenuto opportuno intervenire: i genitori, entrambi di 35 anni, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di maltrattamenti in famiglia.
Nel caso specifico gli investigatori parlano di atteggiamenti estremamente duri e provvedimenti fisici, ma vengono escluse situazioni di abbandono, malnutrizione, violenze dovute a fattori psicologici o devianze e l’utilizzo di oggetti come bastoni o cinghie. In altre parole, la bambina pare venisse picchiata e offesa secondo un preciso metodo educativo e non per una condizione problematica del nucleo familiare. E con ogni probabilità sarà proprio questo l’ago della bilancia in sede processuale: le punizioni fisiche e i provvedimenti "duri" da parte dei genitori rientrano nella cultura di certe etnie. Comportamenti che però, se vengono accettati nei Paesi d'origine, in Italia rischiano di diventare illegali. Un confine sottile che ora sarà dunque la Procura a prendere in esame. Severa disciplina o maltrattamenti? Questo in sostanza l'interrogativo che la Procura dovrà risolvere.