Si fingevano carabinieri per carpire la fiducia delle vittime e farsi aprire le porte delle abitazioni, poi iniziavano i furti o le truffe. Se però i padroni di casa si accorgevano della loro reale identità questi criminali non esitavano a rendere inoffensivi i proprietari con la forza. Dopo lunghe indagini i carabinieri hanno gettato luce su un sodalizio criminale che vedeva collaborare insieme soggetti di nazionalità italiana di etnia sinti ed albanese dedita alla commissione sul territorio nazionale: i sei sono stati arrestati a Pavia dove risiedevano, per loro le accuse vanno da furti aggravati, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate, ricettazione e pure utilizzo di segni distintivi contraffatti. Oltre alle sei persone arrestate a Pavia vi è anche un settimo elemento della gang a cui è stato notificato l’obbligo di dimora e di presentarsi alla polizia. Come detto il gruppo è sospettato di aver commesso 82 tra furti e rapine in varie località del nord Italia, soprattutto Lombardia.
I COLPI IN PROVINCIA DI PIACENZA
Sei colpi, secondo gli inquirenti, sarebbero stati commessi anche nel Piacentino. Nel marzo 2015 tre membri della banda riuscirono a farsi aprire la porta da una coppia di anziani coniugi residenti a Calendasco fingendosi carabinieri: una volta in casa minacciarono i due proprietari con un coltello andandosene poi con un bottino di circa 30mila euro. Scena simile nell’aprile 2015 a Castelnuovo Fogliani, frazione di Alseno: in quel caso furono scoperti dal padrone di casa e dopo averlo minacciato fuggirono con mille euro in contanti e alcuni oggetti in oro. Addirittura, nell’agosto 2015 a Borgonovo, la banda arrivò a rubare perfino un cancello in ferro battuto del valore di 10mila euro spiegando a un passante insospettito di essere militari dell’Arma intenti a effettuare un sequestro giudiziario. Truffa con bottino di due preziosi orologi a Castelsangiovannifurto invece a Roveleto di Cadeo, in quel caso la banda tagliò addirittura le inferriate con un flessibile. Andò male invece a Campremoldo Sopra dove un membro del gruppo tentò di entrare in una casa spacciandosi per un presunto “Ispettore De Matteis”: tra le qualifiche dei carabinieri non compare quella di “ispettore” e forse proprio questo aspetto convinse i padroni di casa a diffidare e non aprire la porta. I malviventi se ne andarono. I carabinieri di Piacenza hanno raccolto tutti gli elementi disponibili basandosi su descrizione dei volti, delle auto utilizzate dalla banda, sul modus operandi e intrecciando questi elementi a quelli raccolti dalle altre compagnie, Pavia in primis, sono riusciti a creare un quadro generale piuttosto preciso e articolato. Un quadro che ha contribuito ad assicurare alla giustizia questo pericolo sodalizio criminale.