«La regione Emilia Romagna monitori le aree protette del fiume Po e si impegni nella loro vigilanza a sostegno dei volontari che già svolgono questo compito».
È la richiesta del consigliere regionale della Lega Nord Matteo Rancan, che ieri, tramite interrogazione scritta, ha sottoposto all’assemblea legislativa il problema della pesca di frodo all’Oasi naturalistica dell’isola De Pinedo denunciata da associazioni, enti e cittadini. L’esponente del Carroccio ha sollecitato l’amministrazione Bonaccini a valutare più incisive misure salvaguardia delle zone di protezione speciale, dove si sono registrate azioni di bracconaggio ittico ad opera di pescatori dell’Europa orientale, in particolare lipoveni (minoranza slava insediata in Romania nell’area del delta del Danubio).
«In questa zona faunistica compresa tra i comuni di Caorso e Monticelli d’Ongina – segnala l’esponente del Carroccio – le predazioni nelle ore notturne sono continue e sistematiche. I bracconieri calano reti non segnalate e illegali per centinaia di metri allo scopo di catturare siluri e carpe laddove proibito e poi rivendono il pesce sui mercati stranieri senza alcun controllo igienico-sanitario. È necessario che la regione prenda provvedimenti in linea con le direttive della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che auspica un inasprimento delle sanzioni e delle azioni legali contro quest’attività illecita svolta da vere e proprie bande criminali. Utile misura di dissuasione – propone Rancan – sarebbe anche quella di smantellare le piazzole abusive create dai pescatori di frodo, da aggiungere all’obbligo di possesso, da parte dei pescatori professionisti, di documentazione che attesti la tracciabilità del pesce catturato».