Teatro Gioco Vita in Polonia premiato per “Il cavaliere inesistente”

 Successo in Polonia per “Il cavaliere inesistente” di Teatro Gioco Vita, regia e scene di Fabrizio Montecchi: allo spettacolo è andato il prestigioso “Grand Prix” del XXVII Festival internazionale di teatro di figura di Bielsko-Biala. 
Il lavoro tratto dal romanzo di Italo Calvino, frutto di una prestigiosa partnership artistica tra il centro di produzione teatrale piacentino diretto da Diego Maj e EPCC – Théâtre de Bourg-en-Bresse, scène conventionnée, è andato in scena venerdì 20 maggio al Teatr Lalek Banialuka. Una giuria composta da operatori, esperti e critici di teatro di figura lo ha giudicato il migliore tra tutti gli spettacoli andati in scena nell’edizione 2016 dell’International Festival of Puppetry Art, che si è svolta dal 18 al 22 maggio. Una vetrina tra le più prestigiose in Europa, e non solo, che ha visto in cartellone compagnie provenienti, oltre che dalla Polonia, da Slovenia, Ucraina, Lituania, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Olanda, Russia, Israele, Spagna, Germania. 
Il festival, nato nel 1966 e da subito diventato punto di riferimento per i marionettisti di ogni parte del mondo, ogni due anni trasforma la città polacca di Bielsko-Biala in capitale mondiale della marionetta, dove è possibile vedere le esperienze artistiche più significative del settore: in cinquant’anni, sono state ospitate quasi 350 compagie teatrali di più di 50 diversi paesi. Con il tempo i contenuti si sono adeguati all’evolversi del teatro di figura, aprendosi quindi a contaminazioni con altre esperienze artistiche come i nuovi media, la danza, il cinema, le arti performative, il teatro visuale. 
“Il cavaliere inesistente” ha debuttato nella versione francese “Le chevalier inexistant” a Bourg-en Bresse il 7 ottobre scorso, mentre in Italia la “prima” è stata a Piacenza il 28 ottobre nell’ambito del Festival di teatro contemporaneo “L’altra scena”. A Bielsko-Biala è stato rappresentato nella versione italiana con sopratitoli in polacco. La drammaturgia dello spettacolo è firmata da Cristina Grazioli e Fabrizio Montecchi, i disegni e le sagome sono di Nicoletta Garioni, le musiche di Alessandro Nidi, i costumi di Tania Fedeli. In scena Valeria Barreca e Tiziano Ferrari, con la voce registrata di Mariangela Granelli, le luci di Davide Rigodanza. 
Ne “Il cavaliere inesistente” l’epoca di Carlo Magno e dei Paladini, e la giostra di avventure, inseguimenti e battaglie, sono un pretesto per parlarci di noi e del nostro difficile rapporto con la realtà. Calvino affronta, con grande profondità e ricchezza di sfumature, e allo stesso tempo con leggerezza e ironia, il tema dell’identità nell’uomo contemporaneo. Un’identità che appare scissa, o addirittura in alcuni casi inesistente, e propone diversi modi di “essere”, di “stare” al mondo come individui. Questi temi sono subito evidenti nella figura di Agilulfo, il cavaliere che sotto le placche della propria armatura semplicemente non esiste, nonostante sia convinto del contrario, e nel personaggio di Gurdulù che, pur essendo di carne, ignora del tutto la propria esistenza e si tramuta negli oggetti, negli animali e negli uomini che incontra. Tra questi due estremi stanno tutti quelli che lottano continuamente in bilico tra una condizione d’esistenza e d’inesistenza. Rambaldo, giovane combattente che vuole vendicare la morte del padre e “cerca le prove d’esserci” nell’azione. Torrismondo, l’altro giovane guerriero, che ricerca l’esserci “in qualcos’altro che se stesso, da quel che c’era prima di lui, il tutto da cui s’è staccato”. Bradamante, donna guerriera, innamorata di Agilulfo, ma anche narratrice occulta della storia nelle vesti di Suor Teodora, che ricerca le prove della sua esistenza nell’amore e nella guerra.
Nel linguaggio scenico di Teatro Gioco Vita la presenza immateriale e incorporea dell’ombra si fonde con la presenza materiale e corporea dell’attore. Queste due qualità di presenza scenica, nelle loro tante possibilità combinatorie, si prestano a tradurre i diversi piani dell’ “essere” presenti in questo classico della letteratura del Novecento.
«La scrittura di Calvino – prosegue Montecchi – si dà per archetipi, figure, immagini che suggeriscono immediatamente visioni e rimandano continuamente ad altro, in un lucido gioco di rispecchiamento tra fantasia e verità, come l’ombra. Per questo ritengo che la scelta di mettere in scena “Il cavaliere inesistente” con il teatro d’ombre sia appropriata, perché tecnicamente e linguisticamente fondata dalle caratteristiche intrinseche di questa forma teatrale». 

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