Carcere, tenta di fotografare condizioni di un detenuto. Ferraresi denunciato

 Nuova puntata nella querelle che vede protagonista il detenuto Rachid Assarag – che documentò presunti pestaggi subiti in vari istituti di pena italiani, anche con l'ausilio di registrazioni audio -, da qualche tempo trasferito al carcere di Piacenza. Dopo l'ispezione a sorpresa del deputato del Movimento 5 Stelle Vittorio Ferraresi, che definì "situazione ai limiti della tortura" il modo in cui era carcerato alle Novate il 41enne marocchino, ora la direzione della casa circondariale piacentina ha deciso di denunciare il pentastellato per resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di ordine dell'autorità. Questo perché Ferraresi, nella sua visita ad Assarag, avrebbe tentato di documentare "ematomi su tutto il corpo, sangue e incuria nella cella". Ma il deputato dei Cinque stelle, attraverso un comunicato (riportato di seguito) afferma che la sua battaglia, non solo per un detenuto ma per tutti, non si fermerà. 

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"Sulla vicenda di Rachid Assarag, dopo aver personalmente accertato le condizioni terribili, degradanti e indegne di uno stato democratico in cui era costretto a vivere il detenuto nel carcere di Piacenza “Le Novate”, apprendo ora di essere stato denunciato dalla stessa Direzione del carcere per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di ordine dell’Autorità (artt. 337 e 650 c.p.). Studiare la giurisprudenza della CEDU, studiare la sentenza “Torreggiani” con la quale lo Stato Italiano è stato condannato per le condizioni delle sue carceri, è una cosa. Constatare di persona la situazione sulla pelle della persona fisica di Rachid e dei muri entro i quali era ristretto, è tutt’altra questione".

Lo afferma il deputato M5S Vittorio Ferraresi, capogruppo in commissione Giustizia che aggiunge: "Come ho già denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza di fronte all’atteggiamento sfacciatamente negazionista di quanto ciò che personalmente ero costretto, in quella situazione, a vedere e a sentire mi ha indotto – in quello che ritengo essere stato un vero e proprio “stato di necessità” – a tentare di documentare ciò che vedevo e sentivo in quel momento. Non saranno certo le denunce che mi indurranno a tacere, non saranno certo le minacce e le intimidazioni che mi faranno ricredere. Quel che è certo è che in nome della presunta sicurezza negli istituti di pena, viene impedito finanche ad un deputato della Repubblica Italiana di poter documentare una situazione che non solo viene negata, ma che ha dimensioni e natura difficili a credersi in uno stato europeo quale quello italiano. Il mio tentativo disperato di usare un cellulare, bloccato con la forza e la violenza, per documentare – ai soli fini di denuncia – quanto era sotto i miei occhi, è la piena prova della estrema drammaticità delle condizioni di detenzione in cui si trovava Rachid e che, devo dire, da tempo lui stesso, il suo avvocato e sua moglie invano denunciano".

Ferraresi conclude: "Su di me è stata usata violenza, ma non credo che sia solo questo il problema. Il problema riguarda il rispetto della legge nelle condizioni di detenzione che deve essere garantito a tutta la popolazione carceraria, che non può essere sottoposta a trattamenti neppure assomiglianti a quelli di cui sono stato personalmente testimone. Queste denunce riguardano non solo il suo caso, ma tanti casi di detenuti anche italiani, la cui situazione è uscita grazie ad Assarag che ha documentato l'omertà e le violenze di una parte del sistema carcerario. Mi rivolgo  a tutti coloro che hanno a cuore il rispetto della Costituzione italiana e dei diritti umani in Italia".