Allo stadio Carillo di Alzano Lombardo è andato in scena l’ultimo giorno di scuola del campionato. Tra la Virtus Bergamo, fresca di salvezza, diventata realtà, domenica scorsa al Voltini di Crema ed il Piacenza, già da parecchie domeniche, promosso in Lega Pro. Gli emiliani vanno in campo con un unico grande obiettivo, ottenere quel 96 che vorrebbe dire record di punti, in un derby a distanza col Parma, a quota 91, e che è impegnato in quel di San Mauro Pascoli contro la Sammaurese; quindi passerella finale ma senza regalare nulla. Entrambe le rose devono ringraziare i loro interpreti per il grande impegno profuso durante la lunghissima stagione, e la gara assume quindi anche i contorni di una festa di fine anno. In campo però è lotta dura senza paura, con i ragazzi di Madonna propensi a far la partita. Dopo alcuni tentativi di gol, con il dinamico centrocampista Zanola e con il capitano Bosio, è però il Piacenza a passare in vantaggio. Punizione forte e tagliente di Minincleri, Yuri Bacuzzi, il portiere di casa, respinge senza trattenere, ed a trasformare la palla in gol, ci pensa Stefano Franchi, che raggiunge così la doppia cifra segnando il decimo gol stagionale. La Virtus però è formazione tosta e vuole mostrare che si è salvata non per caso. La risposta, arriva dai due terzini africani, il numero 2 Lorenzo Acka, classe 95’ ed il 3 Seck Mbaye, senegalese, classe 98’ e virgulto del settore giovanile atalantino. Sono i più mobili, sono quelli che realizzano maggior movimento, creando scompiglio tra le maglie della difesa piacentina. Da una loro combinazione arriva il gol del pari di Seck di testa. Si va a riposo sul parziale di uno a uno. Nella ripresa, la formazione di mister Madonna va in campo col desiderio di lasciare il segno e di mostrare, davanti al proprio pubblico, la gioia per la salvezza. Bosio è veloce sulla mancina e viene steso da Silva. L’arbitro Casella concede il rigore, che lo stesso numero 11 locale trasforma. Franzini, forse in passato ha studiato anche da mago, perché indovina i cambi, soprattutto uno: dentro Anthonj Taugourdeau e fuori Galluppini. Mai mossa fu più azzeccata, perché dal piede destro dell’estroso centrocampista arriva il due a due. Punizione forte e tesa che s’infila, imparabile, alla destra della porta difesa da Bacuzzi. Il pari ridà serenità alla banda di Franzini, che capisce così, di poter seriamente andare a prendersi il record di punti e di vittorie. I tifosi agiscono da dodicesimo uomo in campo e spronano i biancorossi. Minincleri, fa il resto. Prima va via sulla sinistra che nemmeno Garrincha ai tempi d’oro, mette in mezzo una palla dolce come il miele sulla quale si avventa la testa di Franchi per il terzo gol piacentino. Doppietta per la punta esterna che sale così a quota 11. Dopo, ad una manciata di secondi dal termine, la punta di Barletta trova anche la felicità del centro personale, mandando a rete un pallone calciato dallo stesso Franchi. Quinta rete per la punta classe 89’. Finisce in gloria per il Piacenza, che con la vittoria record numero 30 raggiunge quota 96, due punti in più del Parma, vincitore del suo girone e che dopo aver vinto in Romagna, giunge a 94, due lunghezze in meno dell’inarrestabile carro armato dei lupi biancorossi. A fine gara i giocatori prendono la lavagna luminosa utilizzata per segnalare le sostituzioni e vi inseriscono un grosso 96 che poi vanno a mostrare al pubblico. Ecco il regalo dell’ultima giornata, che suggella un annus mirabilis. Caroselli e peana per i lupi biancorossi, autentici dominatori del campionato, capaci di essere una fuoriserie e di girare a doppia velocità, divertendosi e divertendo, facendo tirare fuori dai cassetti dei suoi numerosi tifosi, nuovi e freschi sogni. Un Piacenza che salendo, nella sua ascensore vorticosa più di una giostra del Luna Park, mentre demoliva avversari su avversari, ha trovato un alleato decisivo per rimanere ad alta quota, l’umiltà, la piccolezza di rimettersi in gioco ogni domenica, senza sentirsi mai arrivata, mai a posto, quasi mai in testa. Qualità e segreti delle grandi corazzate. Per restare tra le massime latine che campeggiano in casa bergamasca, ce n’è una che si addice al rullo compressore di mister Franzini:Virtus Omnia Vicit, la virtù vince tutte le cose, che poi si potrebbe anche tradurre così, Placentia Omnia Vicit, si, questo Piacenza vince tutto, lo ha fatto col campionato e, non ha nessuna intenzione di fermarsi anche nella postilla di stagione della plus scudetto, un valido viatico verso le future avventure targate Lega Pro.