La decisione dell’amministrazione comunale di collocare un monumento in ricordo della guerra civile svoltasi in Spagna proprio alla Muntà di rat a Piacenza sta scatenando forti polemiche. Ma a seguito delle notizie apparse sulla stampa locale e degli interventi di alcuni cittadini in merito alla collocazione di un manufatto commemorativo a ricordo dei volontari antifascisti piacentini nella guerra di Spagna, l’Amministrazione comunale precisa quanto segue: "Il manufatto di arredo urbano sarà collocato presso la scalinata della Muntà di Ratt in via del tutto provvisoria, in attesa della valutazione sia architettonica che di ambientazione scenografica, per definire poi in via compiuta la collocazione ideale e definitiva di questo “ornamento urbano”, il tutto a seguito di un percorso partecipativo e dei relativi pareri in merito alla collocazione definitiva. A questo proposito, si precisa che il parere della Sovrintendenza verrà acquisito solo dopo la decisione assunta in via definitiva. I costi di realizzazione non sono a carico dell’Amministrazione comunale.
Dura la presa di posizione del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: “Ci sono tanti modi per rovinare uno dei posti più caratteristici e simbolici di Piacenza, qual è la Muntà di rat: sicuramente l’Amministrazione Dosi ha scelto il peggiore, volendo lì collocare un monumento che non ha alcuna colleganza con quel luogo e che, soprattutto, finisce per deturparne la bellezza, inserendo in un contesto alla Montmartre una vero e proprio corpo estraneo con asserite velleità artistiche. Quanto poi al merito, stupisce che un sindaco come Dosi, da sempre attiguo agli ambienti della Chiesa, e che si è sempre prodigato per raccogliere voti in quell’area di sua provenienza, scelga di collocare un monumento a ricordo di una guerra civile, svoltasi in Spagna, fingendo di non ricordare il massacro di prelati e di suore che la Brigate Internazionali ebbero a compiere. Sarà allora il caso di ricordare a Dosi che quella guerra è costata alla Chiesa un tributo di sangue elevatissimo e i dati al riguardo sono incontrovertibili: 4184 morti tra preti e seminaristi, 2365 frati e 283 suore. Una vera e propria mattanza che annovera, tra i suoi più noti, Pedro Povedo Castroverde, Giacomo Ilario e Sant’Innocenzo dell’Immacolata. A loro si assommano i 460 tra cattolici e religiosi beatificati da Giovanni Paolo II, i più di 500 da Benedetto XVI e i 616 beatificati da Papa Francesco. Sempre pronti a farsi imporre da terzi perfino le scelte in ordine all’ubicazione di segnalatori di eventi storici, gli attuali amministratori si mostrano, dunque, ancora più pronti a celebrare a senso unico uno dei tanti periodi funesti delle vicende che insanguinarono l’Europa nella prima parte del secolo scorso. Non c’è che dire: Dosi e soci meglio avrebbero fatto meglio a copiare, seppure con anni luce di ritardo, quanto ebbe a fare Franco in Spagna, allorquando a guerra civile ultimata ebbe a dare uguale sepoltura sia ai morti che per lui si batterono, sia a quelli caduti nelle fila anarchiche, comuniste e repubblicane. Ai piacentini che amano la pace degli animi e delle coscienze, affatto interessati a rinverdire divisioni antiche e sanguinarie, non resta che visitare la Valle de los Caídos, a quelli interessati alla Muntà di rat, non resta che chiedere che ne sia rispettato il tradizionale aspetto.”
Critico anche l’artista Alberto Esse: “Il colpo di mano con cui la giunta comunale e alcune associazioni private vogliono imporre alla città un monumento collocato in mezzo alla veduta della “muntà di ratt” è assolutamente scandaloso. Sia ben chiaro che non intendo affatto mettere in discussione l'importanza di onorare e ricordare pubblicamente i volontari della Guerra di Spagna. Quello che è inaccettabile è il metodo utilizzato. Anche un bambino capirebbe che mettere qualsiasi monumento al centro dei una scalinata che rappresenta storicamente, culturalmente, architettonicamente ed urbanisticamente uno dei luoghi ”sacri” della Piacenza Popolare e della sua memoria, è una follia che non ha giustificazione.
(Come non ha giustificazione che da anni questo angolo della città, con la complicità delle varie amministrazioni sia deturpato da un invadente gazebo).
Ancor più inaccettabile che ancora una volta si utilizzi il vecchio e assurdo metodo clientelare per cui un privato ben addentellato per via politica o per amicizie personali “regali” un artefatto alla città e poi imponga di metterlo dove vuole. Per una cosa così così importante come collocare un monumento nella città l'unica via percorribile è quella di prima identificare il luogo della città in cui metterlo, coinvolgendo i cittadini, gli enti istituzionali, gli operatori artistici e culturali e poi fare un concorso pubblico di idee. Al di fuori di questa procedura c'è solo l'arroganza del potere. Arroganza che in questo caso ha raggiunto il culmine. Si è fatto tutto di nascosto, sapendo di fare qualcosa di impresentabile senza informare nessuno, nemmeno il consiglio comunale e le sue commissioni o i mass media locali. Sia ben chiaro che un simile modo di agire non può essere tollerato ed anzi è un insulto agli stessi valori di democrazia della Resistenza Partigiana, in Italia come in Spagna. Sia ben chiaro, che se qualcuno crede di imporre questo nuovo sfregio alla città pensando di passarla liscia si sbaglia e il caso delle Fontane di Piazzale Torino dovrebbe avere insegnato qualche cosa. Anche se sabato questa amministrazione vorrà mettere la città di fronte al fatto compiuto, sappia che non solo può perdere la faccia ma perdere anche la battaglia condotta affinché la “muntà di ratt” sia ripristinata così come appare nelle fotografie mirabili di Croce”.