«Qui non si tratta di essere vegano o no, qui si tratta di promuovere il nostro territorio». Elisabetta Rapetti interviene nel dibattito scaturito dalla campagna “Vegano? Ma scherziamo?” promossa dall’Associazione Piacenza Cultura Sport che da qualche settimana sta monopolizzando giornali e social. «Non è e non è mai stata una campagna contro lo stile di vita vegano. Per essere corretti è una campagna “pro Piacenza”. Siamo un territorio con alla spalle una lunga storia e tradizione enogastronomica basata su agricoltura e allevamento. Ci conoscono per il nostro vino, i nostri asparagi, l’aglio, ma anche per coppa, salame e pancetta Dop, per la Mariola presidio Slow Food e i tanti formaggi. La nostra cucina vanta piatti deliziosi come anolini con lo stracotto, tortelli con ricotta e spinaci, piccola di cavallo. Tutti piatti tipici del territorio per cui ci conoscono in tutta la Regione. Guardando a queste nostre eccellenze ho voluto sposare l’iniziativa di Piacenza Cultura Sport perché credo che si debba tutelare e promuovere la nostra tradizione enogastronomica. Troppo spesso, quando si difende la propria territorialità, si rischia di attirare polemiche e di essere bollati come poco tolleranti. Come è accaduto al sindaco Patrizia Calza con la questione profughi a Gragnano. Certo non voglio fare nessun paragone e non è lo stesso ambito, ma nel concetto di base è il medesimo: sensibilizzare l’opinione pubblica con una provocazione. C’è chi non lo ha capito e si è fermato alla polemica ma in tanti, tantissimi hanno compreso il messaggio e mi ha fatto sentire affetto e sostegno».
Elisabetta Rapetti spiega i motivi che l’hanno spinta a sostenere la campagna. «La mia esperienza di amministratore mi ha portato a diretto contatto con i cittadini. Siamo in un periodo di cambiamento e profonda trasformazione sociale, economica e culturale soprattutto in campo turistico. Parlando con commercianti, ristoratori, ma anche semplici cittadini, ho percepito chiaramente la preoccupazione di perdere la nostra identità territoriale, le nostre tradizioni, la nostra storia e le nostre radici di fronte a questo mondo sempre più senza confini. Promuovere il territorio e far entrare Piacenza nel circuito del turismo nazionale, passa necessariamente dalla tutela del nostro patrimonio culturale ed enogastronomico. Per tutelare la nostra identità e preservare quello che abbiamo di tipico, però, dobbiamo unire le forze. La fusione tra le amministrazioni di Gossolengo, Travo e Rivergaro va in questa direzione. La nostra è una terra di origini agricole. Piacenza è una provincia Cenerentola nel quadro dell’Emilia Romagna, sempre alla ricerca di un ruolo più di prestigio. Una delle nostre ricchezze è il nostro patrimonio enogastronomico, che dobbiamo salvaguardare e promuovere. La coppa uno fra tanti. Non faccio un elenco perché sicuramente ne dimenticherei qualcuno e il “dimenticato” se ne avrebbe a male e di polemiche ne abbiamo già avute a sufficienza. Voglio invece ringraziare l’associazione "Piacenza Cultura e Sport" per la scelta audace di fare questa campagna e di avermi scelto come testimonial tutto ciò, lo ripeto, senza discriminare nessuno e nella totale libertà di pensiero e di scelte».