Insicurezza percepita? Luigi Gazzola: «No, è reale. Più carceri e pene certe»

La cronaca sta facendo registrare una recrudescenza preoccupante di violenza, e non solo nelle grandi realtà metropolitane. Piacenza, ma anche città vicine come Lodi e Cremona, sono sempre più spesso teatro di episodi che ricordano più film d'azione americani che centri di provincia. Basti pensare alla rapina a mano armata di fronte al Mercatone Uno di Rottofreno nel corso della quale, venerdì, un agenti di un istituto di vigilanza privata è stato raggiunto da un colpo di pistola alla schiena e ora si trova in prognosi riservata all'ospedale di Parma. Tutto perché, da solo, stava trasportando quasi 14mila euro in contanti dal Mercatone al furgone portavalori. 

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Fatti gravissimi ai quali, tuttavia, fa ancora spesso da contraltare un dibattito pubblico e istituzionale nel quale di parla di insicurezza percepita, quasi che i cittadini avessero paura per niente. La Prefettura di Piacenza, ad esempio, parla di reati in calo e se la prende con i titoloni dei giornali: troppo allarmistici e fuorvianti, scriveva in una nota ufficiale qualche giorno fa. Ebbene, poco dopo un giovane è stato ferito da un rapinatore armato di coltello nel parcheggio della stazione ferroviaria di Piacenza e da venerdì una guardia giurata è in rianimazione per una rivoltellata tra le scapole. E solo per citare i due episodi più eclatanti. 

Ha ancora senso, viene da chiedersi, parlare di insicurezza solo percepita? La domanda l'abbiamo girata all'assessore comunale Luigi Gazzola con delega alla promozione della cultura della Legalit, una vita come cancelliere presso il Tribunale di Piacenza. 

«Il problema della sicurezza – dice – ha raggiunto una dimensione tale che non può essere scaricato sulle vittime o sugli amministratori locali.  La richiesta di sicurezza dei cittadini, di più mezzi e tutele per i corpi di polizia devono essere una priorità per il Governo». E non basta, secondo Gazzola, rispondere con la legge bavaglio sulle intercettazioni per difendere se stesso e la politica dalla gogna mediatica. Dopodichè va bene che i giudici parlino con le sentenze ma purtroppo ci parleranno solo di prescrizione dei reati se, messe da parte le esigenze di autotutela, non se ne riforma l'istituto». 

Le pene tuttavia ci sono, incalziamo l'assessore Gazzola. Il problema – che è ormai sotto gli occhi di tutti e spesso genera anche dibattiti feroci e fuori controllo sui social network – è che le maglie della procedura appaiono davvero larghe. 
«Le pene ci sono, è vero – risponde –  E periodicamente vengono anche inasprite. La certezza che queste pene vangano applicate, però, è l'unico strumento che può avere una seria efficacia deterrente. Ovvio che se i delinquenti sono per strada il giorno dopo l'arresto non si può poi invocare come alibi il sovraffollamento penitenziario: si ripristino le carceri dismesse e se ne costruiscano di nuove, se necessario».