La notizia dei 64 indagati per “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio“ a causa delle celebrazioni di due finti matrimoni e un battesimo davanti alla chiesa di Vigoleno, nel Piacentino, sta facendo il giro d’Italia. Tanto che a prendere posizione a favore dei giovani sotto inchiesta, l’altra sera, si è schierato il conduttore della nota trasmissione radiofonica “La Zanzara”, Giuseppe Cruciani.
“Voglio lanciare una personale campagna in sostegno di queste persone, perché non si può finire sotto processo per una goliardata” ha detto dai microfoni di Radio24. Al suo fianco David Parenzo che, come da copione, si è distaccato dal conduttore stigmatizzando l’atteggiamento dei ragazzi e proponendo, al posto dell’iter giudiziario “lavori socialmente utili”.
Finti matrimoni a Vigoleno, fette di salame come ostie: 64 giovani denunciati – FOTO
Ma Cruciani, solito cavalcare episodi controversi, ha rilanciato: “Per aver sostituito le ostie con le fette di salame davanti a una chiesa non si può essere accusati di vilipendio della religione e rischiare fino a due anni di carcere e dai mille ai 5mila euro di multa. Io sono dalla vostra parte – ha aggiunto il conduttore – quindi vi invito a contattarci, o vi cercheremo noi, perché vogliamo difendervi. E’ inaccettabile che una goliardata finisca in tribunale”.
I 64 coinvolti, lo ricordiamo – quasi tutti tra i 20 e i 35 anni – dovranno rispondere di “vilipendio della religione” dopo che le forze dell’ordine hanno scoperto due finti matrimoni e un battesimo celebrati davanti alla chiesa di Vigoleno di Vernasca nel Piacentino. Cerimonie promosse attraverso i social network ma che poi hanno trovato realizzazione sul sagrato della chiesetta del suggestivo borgo della Valdarda. I 64 indagati rischiano fino a due anni di carcere e una multa che va dai mille ai 5mila euro. Per le finte celebrazioni, i giovani organizzatori non hanno esitato a sostituire alle ostie delle fette di salame o uno spazzolone da bagno al posto dell’aspersorio, oppure ad agghindarsi con finti vestiti da prelato e croci al collo – ma aggiungendo sul capo cornetti da diavolo -, così come ad ornare l’entrata del luogo sacro con paramenti che ricordassero quelli religiosi.