E' ricercato in tutta Italia il tunisino 30enne che lo scorso luglio aveva accoltellato alla gola un connazionale di 50 anni all'interno del Bar Sport di via Alberoni, nel Quartiere Roma di Piacenza. Un episodio che aveva fatto molto scalpore anche perché sulle prima si era parlato di motivi religiosi: pare che il giovane avesse tentato di uccidere il suo connazionale, del quale era peraltro conoscente, perché quest'ultimo viveva “all'occidentale”, senza rispettare alla lettera i dettami del Ramadan. L'accoltellatore era stato arrestato poco dopo il fatto dalla polizia i cui agenti avevano trovato il coltello da macellaio usato per l'aggressione all'interno di uno zaino. Le successive indagini e poi il processo avevano fatto emergere i problemi psichici del trentenne, giudicato incapace di intendere e di volere e trasferito dal carcere di Piacenza alla Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Casale di Mezzani, provincia di Parma. Si tratta di una piccola struttura che ospita dieci persone al massimo, teoricamente superprotetta con vigilanza 24 ore su 24; struttura nata, come altre, in sostituzione degli ospedali psichiatrici giudiziari per ospitare persone con disturbi mentali che hanno commesso reati e che quindi possono essere pericolosi. Ebbene, il tunisino in questione può essere pericoloso e l'ha già dimostrato sferrando un fendente alla gola del suo connazionale il primo luglio scorso. Ora è evaso, forse con l'aiuto di complici – si legge sulla Gazzetta di Parma – praticando un'apertura nella recisione dell'edificio e sparendo nel nulla. Ora è in corso una massiccia caccia all'uomo che dalla provincia di Parma si è estesa ai territori vicini e più passa il tempo più l'allarme si diffonde a livello nazionale. Intanto a Parma si registrano polemiche al fulmicotone sollevate principalmente dalla Lega Nord nei confronti del prefetto che, a detta del Carroccio, non sarebbe in grado di garantire la sicurezza dei cittadini.