«Quando i cittadini hanno un problema possono scegliere due strade: o vanno dal sindaco a lamentarsi oppure dal notaio e danno vita a una cooperativa di comunità. Si rimboccano le maniche per autoprodursi quello di cui necessitano». Sintesi forse un po’ troppo semplicistica ma comunque realistica del significato di cooperativa di comunità, tema innovativo di cui alcuni amministratori del nostro territorio hanno discusso con Giovanni Teneggi e Gianluca Mingozzi, esperti del settore. Teneggi ha condotto la scuola di cooperazione di comunità regionale, mentre Mingozzi ne ha seguito il coordinamento: entrambi sono venuti a Piacenza per presentare la propria esperienza in un incontro ideato e organizzato da Confcooperative, rappresentata dal presidente Fabrizio Malvicini e dalla direttrice Nicoletta Corvi.
«Volevamo gettare le basi – spiega Malvicini – per analizzare un tema di grande attualità che da più parti sta interessando i territori maggiormente disagiati. Il confronto è stato un momento importante per ragionare su un modello da spendere eventualmente anche nei comuni del nostro appennino».
Nello specifico infatti la cooperativa di comunità può essere la base per tenere aperto il bar del paese ma anche per offrire servizi turistici oppure realizzare produzioni agricole di nicchia. Insomma, tutto quanto può servire per tenere vivi quei territori attualmente a rischio abbandono nella nostra provincia.
«Si è trattato di un incontro interlocutorio – conclude Malvicini – per capire se esistono spazi nei quali far nascere e sviluppare questo tipo di realtà. Noi come Confcooperative mettiamo a disposizione le nostre conoscenze e le competenze di cui disponiamo per facilitare il percorso di persone eventualmente interessate».