Lirica al Teatro Municipale, si chiude con Madama Butterfly

Con l'opera di Giacomo Puccini Madama Butterfly in scena al Teatro Municipale di Piacenza venerdì 8 aprile alle 20,30 e in replica domenica 10 aprile alle 15,30 (in anteprima per il pubblico delle scuole mercoledì 6 aprile alle 15,30) si chiude la Stagione Lirica 2015-2016 organizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza. Una Stagione costellata da successi di critica e di pubblico e che non si smentirà con la tragedia giapponese pucciniana che si preannuncia infatti già sold out

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Si chiude in bellezza la Stagione Lirica 2015-2016 del Teatro Municipale di Piacenza già costellata da successi sia di critica che di pubblico. L'ultimo titolo in programmazione, infatti, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini si preannuncia sold out. La tragedia giapponese del compositore lucchese con protagonista la "Signora farfalla" (tale è la traduzione del nome Cio-Cio-San), in scena venerdì 8 aprile alle 20,30 e in replica domenica 10 aprile alle 15,30 (mercoledì 6 aprile alle 15,30 in anteprima per il giovane pubblico delle scuole piacentine) sembra non aver perso il suo “fascino” con il suo canto dolce e disperato che da decenni trionfa sulle scene di tutto il mondo.

 

Composta da Puccini nel 1904 dopo essere rimasto folgorato dalla rappresentazione del dramma teatrale di David Belasco Madame Butterfly al Duke of York’s Theatre di Londra nel 1900, la tragedia della giovane e splendida giapponese Cio Cio San, sposata e abbandonata con un figlio dall’americano Pinkerton, torna sul palcoscenico del Teatro Municipale di Piacenza dopo 12 anni con la ripresa dell’allestimento realizzato nel 2004 in occasione del centenario dell’opera al Teatro del Giglio di Lucca. Un allestimento che il regista Sandro Pasqualetto ha utilizzato come icona di sé stesso, come una vecchia foto di famiglia, un ricordo del passato, del Giappone antico e di tutte le Butterfly che l'hanno vissuto, eliminando però tutti gli elementi iper‐descrittivi esistenti, collocando le scene in una luce antica, per riuscire a trascenderlo e superarlo. 

Una scelta che il regista ha motivato sottolineando come «in Butterfly, come per Tosca, la realtà dell'ambientazione e il posizionamento dei personaggi è talmente chiaro e ripetutamente dichiarato che ogni deviazione dal cammino indicato rischia di toccare delle false corde e diventare forzatura. Inoltre, le scene e i costumi del Teatro del Giglio indicavano un cammino preciso, forte, dal chiaro segno descrittivo e con obblighi tecnici dai quali non si poteva trascendere. Prima ancora di un'idea propria di regia, esistevano una serie di passaggi obbligati dai quali passare per concepire lo spettacolo». 

La soluzione scelta da Pasqualetto per fare vivere la storia di questo allestimento, delle sue scene, della vita di Cio‐Cio‐San è stata quindi quella di «fissare la materia scenica in un immagine iconografica assieme a tutti i personaggi giapponesi (macchiette agli occhi di Pinkerton) per permettere a Butterfly di rifiutarli in blocco assieme all'intera società e andare a cercare una nuova vita altrove. Butterfly è un'autentica ribelle asociale agli occhi di un Giappone tradizionalista. Non tanto per la scelta, comune allora, di sposare un occidentale per interesse o amore, ma per la scelta del ripudio che lei opera verso i suoi familiari e antenati, la sua vita e la sua cultura…. In una parola, verso sé stessa. Lei voleva essere diversa; ma non ne è stata capace, chiusa in un sistema più grande e forte di lei. Lei voleva partire altrove ma per lei, altrove, non esiste; perché non parte mai, non lo abbandona mai realmente, neanche si allontana. E' bloccata in un attesa infinita in uno spazio limitato».  Uno spazio che il regista ha inteso come « il ricordo di una vita passata , una sorta di limbo, un convento di clausura, un gineceo autoreferenziale abitato dalle ombre di un passato finito e infinito, atemporale. E li', in fondo a quel vuoto, troviamo Lei. Non più Butterfly, non più Cio‐Cio – San. Una Persona, sola, un Essere Umano, la vera protagonista di un racconto doloroso e triste». 

Le scene per il regista diventano quindi uno strumento per iniziare un viaggio assieme allo spettatore. Lotta tra il peso di una società atavica che non vuole morire e la voglia di fuga di chi prova a salvarsi. Trasformare il Giappone in un ricordo archetipo, far sentire tutto il peso di una società giapponese che ingabbia le persone in codici formali e le ripudia se non vi aderiscono e che un giapponese non puo' abbandonare senza pagarne un prezzo smisurato. Il suicidio di Butterfly secondo il regista è quindi «un ritorno alle origini, l'ammissione di un evasione fallita, una cerimonia di espiazione che gli permette di essere accettata tra le anime degli avi. L'ultima confessione di un moribondo. Cio‐Cio‐San con il suicidio ritorna e aderisce all'unico canone di vita che ha mai realmente conosciuto. L'unica soluzione esistente ai suoi occhi in un momento di sconfitta e smarrimento assoluto. Nell'impossibilità di conoscere altre alternative possibili, alla fine ritorna alla sua cultura di origine e compie l'unico gesto che gli è dato di fare. Il suicidio».

Dall'altra parte ogni personaggio attorno a Butterfly aderisce perfettamente a cio' che lo spettatore si aspetta da lui. Sono icone, archetipi, simboli. Definire, inquadrare e immortalare i personaggi che ruotano attorno a Butterfly dalla loro prima entrata, mostrare subito cosa ci si puo' aspettare da loro, e lasciare Cio‐Cio‐San libera di agire seguendo i suoi propri slanci vitali. 

 

A Piacenza l'opera va in scena, appunto con l'allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, ed è frutto di una coproduzione tra Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Sociale di Rovigo. Diretta da Valerio Galli alla guida dell'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza istruito da Corrado Casati, l'opera si avvale della regia di Sandro Pasqualetto, che insieme a Rosanna Monti cura anche le scene e i costumi partendo dal progetto di Christoph Wagenknecht e Catherine Voeffray, e delle luci di Claudio Schmid. Il cast vede il soprano Amarilli Nizza nei panni di Madama Butterfly, Vincenzo Costanzo in quelli del marito F.B. Pinkerton, Mansoo Kim in quelli dell'ambasciatore Sharpless e Nozomi Kato in quelli dell'ancella Suzuki. Luca Casalin invece sarà Goro, Alessio Verna vestirà i duplici panni del principe Yamadori e di Yakusidè così come Federica Gatta sarà sia Kate Pinkerton che la madre di Butterfly. Lo zio bonzo sarà Cristian Saitta, il commissario imperiale Jin Heon Song, l'ufficiale del registro Giovanni Grignanin, la zia Daniela Bortolon, la cugina Samantha Sapienza mentre Dolore sarà la giovanissima Agata Passerini. 

 

 

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.