Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento dell'ingegner Nico Marzolini sulla questione del rifacimento della piazza Paolo di Rivergaro.
Sono un rivergarese cresciuto e tuttora abitante nelle immediate vicinanze di piazza “Paolo”.
Avendo avuto modo solo ora di conoscere gli elaborati di progetto del suo nuovo assetto e visto che lunedì hanno iniziato i lavori preliminari, con la presente vorrei proporre ai lettori rivergaresi, che come me fruiscono ed hanno fruito delle piazza, alcune considerazioni che non ritengo affatto immotivate.
La prima: tale piazza è sempre stata storicamente ( vi sono documenti della seconda metà del quattrocento che attestano “il ripristino del mercato del venerdì”) destinata agli scambi commerciali del paese, presupposto che abbisognava, tanto allora quanto oggi, della libera circolazione non solo delle merci ma anche dei mezzi.
Tanto è vero che per oltre un secolo e fino agli anni cinquanta, la stessa era attraversata da una via di transito costituita da trottatoie che la percorrevano con un’ampia curva nel senso nord-sud.
Anche successivamente e fino ad oggi tale via, seppur modificata, rimaneva individuata da una delimitazione costituita da due cordoli in calcestruzzo, come allora l’ANAS, avendo competenza su tale transito, aveva preteso dall’Amministrazione Comunale del tempo, contestualmente all’eliminazione delle trottatoie ed all’asfaltatura che ancor oggi si ritrova.
Ciò detto, ben venga il nuovo arredo, sicuramente più consono alla dignità del luogo, ma mi sembra di poter dire che la “Soprintendenza”, nel dare il proprio benestare a tale nuovo arredo, non avrebbe dovuto ignorare la connotazione storica alla quale faccio riferimento ed avrebbe dovuto imporre, in funzione dell’uso promiscuo della piazza, il ripristino della vecchia “via” con le trottatoie “segnavia” o comunque una soluzione tecnica tale da permettere che il transito, seppure rigorosamente regolamentato, la possa attraversare.
Del resto, che la piazza non venga chiusa permanentemente al traffico non è stata escluso nemmeno in sede di progettazione, il che appare incompatibile con la soluzione progettuale che vede la piazza selciata da un grande rettangolo, senza alcuna individuazione appunto della “via di transito”, indispensabile per l’uso promiscuo che necessariamente ne verrà fatto, perché è di tutta evidenza, almeno per i rivergaresi, che l’assetto urbano circostante la piazza non consente alternative compatibili con una sua chiusura permanente.
Peraltro, tale “via”, oltre che guidare l’utenza nell’attraversamento, e quindi essere facilmente individuabile e dotata di segnaletica a norma, dovrebbe essere adeguatamente pavimentata per sopportare, seppure sporadicamente, il transito di veicoli “pesanti” che non possono fisicamente aggirare la piazza, perché non esiste percorso alternativo.
Una seconda considerazione: perché la superficie della piazza, già scarsa (meno di quattromila metri quadrati), deve venire ulteriormente ridotta per spostare da dove si trova la statua di “Paolo”, occupando un’area di cento metri quadri oggi destinata alla fruizione dei bar con i loro “dehors”?
A mio avviso la statua può dignitosamente rimanere dove si trova da almeno trenta anni, basta impreziosirne il contesto per meglio evidenziarne la collocazione, chiudendola ai vandalismi (dai quali non verrebbe certo posta al riparo con la nuova collocazione, anzi) magari con una cancellata consona alla sua importanza ed illuminandone adeguatamente tutto il contesto.
Così facendo, non si mancherebbe certo di rispetto alla memoria di “Paolo” e si otterrebbe di esaltare la presenza della statua là dove si trova, risultato tutto da dimostrare con la nuova collocazione.
Infatti, la statua bronzea ( alta non più di un metro e mezzo) verrebbe allocata su di un basamento alto solamente solo trenta centimetri in più dell’aiuola a raso che la circonderebbe e, aspetto niente affatto secondario, “racchiusa” in un rettangolo agli angoli del quale è prevista la costruzione di quattro “vasoni” due metri per due, contenenti una piantumazione che ne ridurrebbe palesemente la “vista”, rischio ancor più concreto in mancanza di un’ adeguata periodica manutenzione del verde.
Infine, e qui sono convinto di condividere l’opinione di tanti rivergaresi, che c’entra con il contesto storico della piazza quella fontana (simil-bidet), alla progettazione della quale il Bernini non ha partecipato, con getti d’acqua che si alzano da terra, di una tipologia che richiede un’ampia area di rispetto, e quindi palesemente incompatibile con la sua collocazione?
Prova ne sia che per il suo funzionamento è prevista l’installazione di un costoso sistema elettromeccanico, che monitora la velocità del vento, la sua direzione, la temperatura esterna, etc., per evitare appunto il rischio concreto di “docce improvvise” ai passanti.
Concludo con l’auspicio che la presente ( non è mai troppo tardi) possa indurre a qualche ripensamento gli autori del progetto, anche ai fini di un effettivo risparmio per il Comune.
Ing Nico Marzolini