Architetti: “Il lavoro sia pagato in tempi brevi e certi, anche nel pubblico”

 L’Ordine degli architetti si rinnova, nelle funzioni e nell’organizzazione, per essere sempre più punto di riferimento del territorio. Questo l’intento del presidente Giuseppe Baracchi, che in mattinata, 11 marzo, ha presentato il programma delle attività del 2016 dell'Ordine degli Architetti di Piacenza, con alcune proposte per la città indirizzate agli enti pubblici.

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Presso la sede all’Urban Center di via Scalabrini è stato reso noto il percorso formativo per gli iscritti, nel quale trovano spazio progetti per dare spunti concreti alla collettività.

“L’idea è poi di portare il consiglio dell’Ordine nelle tre realtà più importanti della provincia: a Fiorenzuola, Castelsangiovanni e Bobbio, per cercare di dare spunti sulla risoluzione di problematiche riguardanti la nostra professione. Senza dimenticare l’organizzazione di eventi con altri Ordini, come per esempio quello di Alessandria sul tema delle aree militari” ha detto Baracchi.

Ma le due azioni nuoove e, forse, inaspettate, hanno riguardato il fatto che l’Ordine degli architetti ha proposto per il 2016 la riduzione delle quote associative, sia per i cosiddetti “senior” che per i giovani iscritti. Per incentivare – ha sottolineato il presidente – l’iscrizione di sempre maggiori ragazzi”. E quella sulla retribuzione delle professionalità. 

E quindi l’appello, che è suonato più come un grido d’allarme: “Ci siamo accorti, in questi due anni e mezzo di mandato, che gli architetti sul territorio sono considerati una realtà importante, alla quale chiedere consiglio o commissionare degli studi o dei lavori. Però, troppo spesso, per la pianificazione del territorio enti o associazioni ci contattano ma senza aspettarsi di garantire un compenso. Ma in quanto professionisti, come in altri ambiti, i professionisti devono essere retribuiti, sia dalla committenza privata che da quella pubblica. In quest'ultimo caso con tempi brevi e certi. Penso sia un messaggio importante, visto il periodo che stiamo vivendo”.