Continua l’odissea della scuola primaria Giordani di Piacenza e in genere di tutte le scuole primarie e dell’infanzia del Terzo circolo didattico cittadino, da ottobre al centro di una bufera, anche mediatica, senza precedenti che ha visto e sta vedendo contrapposta la quasi totalità del corpo docente e la dirigente Maria Giovanna Forlani, al secondo anno di attività nel circolo in questione. Dimissioni del consiglio di istituto (docenti e rappresentanti dei genitori) con relativo commissariamento, ispezione ministeriale (conclusa, e si è ora in attesa della relazione finale), lettere, petizioni al bar; il tutto per motivi che non sono ancora del tutto chiari, in effetti, ma che possono essere riassunti in una sorta di disagio, in una tensione che ha di fatto rallentato e viziato l’attività e il clima delle quattro scuole del circolo e in particolare del Giordani, forse la più blasonata delle scuole primarie di Piacenza. Ieri, lunedì 7 marzo, nel corso di una riunione lampo del collegio docenti alla presenza di quasi tutti gli insegnanti del circolo (circa un centinaio), è stato presentato un documento nel quale la preside Forlani è stata di fatto “sfiduciata”: in questo clima non c’è possibilità di collaborazione, dicono gli insegnanti. Tra molti dei quali, già qualche settimana fa, girava voce della possibilità di richieste di trasferimento in blocco.
Ora, per la prima volta dall’inizio di questa vicenda, parla Maria Giovanna Forlani; parla ai microfoni di Radio Sound (in allegato all’articolo, il file audio integrale) e parla a Piacenza24. E lo fa a ruota libera, quasi sfogandosi dopo mesi di silenzio istituzionale imposto da una situazione in divenire; situazione che tuttavia è esplosa ieri con la “sfiducia” da parte della quasi totalità del collegio docenti. «Ma perché?» è la madre di tutte le domande che si pone, a questo punto, la dirigente scolastica. «Non ho mica ammazzato nessuno» dice, con amarezza. E l’espressione è quella di una donna ferita e impotente di fronte a un “caso” che poteva non essere tale – dice – e che, anzi, poteva rientrare tranquillamente nelle dinamiche interne di ogni scuola. Una sorta di complotto per motivi di antipatia personale, dunque. Perché tale è il quadro della situazione, visto dalla parte della preside più discussa di Piacenza. Un complotto ordito, perdipiù, in forma anonima. Ed è da qui che parte la Forlani: «E’ un atto di viltà non dichiarare la propria identità ed è segno di debolezza nascondersi dietro al gruppo. Soprattutto se le accuse vengono affidate a lettere fatte recapitare alle famiglie degli alunni tramite il diario dei bambini stessi». E prosegue: «La scuola è un’istituzione pubblica dove vige la lealtà e la trasparenza. Per contro, la guerra sterile e provocatoria che i docenti portano avanti da mesi sta cercando di coinvolgere in modo bieco e miserevole anche i genitori che fino ad ora sono rimasti spettatori. E i bambini? Si dice che soffrano e risentano del presunto clima di “disagio”. Ma cos’è questo disagio? La gestione e l’organizzazione da parte mia procede regolarmente secondo le indicazioni ministeriali negli ambiti previsti dalla normativa e dalle buone pratiche. Nessuno, dal momento del mio insediamento, ha mai obiettato nulla sul mio operato. Anche perché nessun cambiamento è stato apportato rispetto alla dirigenza di chi mi ha preceduto confermando incarichi, funzioni strumentali e modalità organizzative».
La Forlani, poi, entra nel merito di questioni più tecniche: «Per quanto riguarda l’attuazione e la diffusione della legge 107, la Buona scuola, fin dal mese di settembre 2015 sono state promosse riunioni per il corpo docenti con letture e riflessioni sul testo della legge al fine di diffondere il più possibile la sua conoscenza, nonostante ci si trovi ancora in una fase di transizione».
E ancora, con riferimento al cosiddetto Poft, il piano dell’offerta formativa territoriale: «Come dirigente ho dato al collegio dei docenti le linee di indirizzo durante la seduta del 16 settembre, provvedendo alla suddivisione dei docenti stessi in gruppi ai quali era assegnato un compito ben preciso per l’elaborazione di una parte del documento in questione. La legge parla chiaramente del ruolo dei collegio dei docenti al quale spetta l’elaborazione del Poft».
La cui approvazione, tuttavia, è stata frenata dai fatti che, in questi mesi, sono saliti alla ribalta delle cronache. Su tutti, le dimissioni della quasi totalità dei collaboratori del dirigente. «Sono avvenute senza motivazione alcuna – dice la Forlani – e nonostante io abbia più volte chiesto spiegazioni, tutti si sono limitati a rispondere “motivi personali”». «Ho tentato inutilmente di ricostruire il dialogo interrotto senza alcun motivo plausibile – prosegue la preside – ma nessuno ha risposto ai miei appelli. Pochissime persone vengono nel mio ufficio a parlarmi nonostante i miei numerosi inviti». Inviti che la stessa Forlani ha anche affidato a cartelli affissi fuori dalla segreteria: la dirigente riceve per appuntamento. «Ma se io invito e nessuno viene a parlarmi – dice – com’è possibile affermare in continuazione che io non dialogo. Per quale motivo si rimpiange il passato?».
Le giriamo la stessa domanda. Che idea s’è fatta? Non se l’è fatta, non se lo spiega e non si dà pace. L’unica ragione può essere l’antipatia personale. «Forse non riesco ad essere abbastanza rispettata, considerato il mio handicap». E il riferimento è alla sua condizione di ipovedente per un difetto congenito che l’ha portata gradualmente ad essere oggi praticamente cieca. Una considerazione amara che la stessa Forlani si rimangia quasi subito: «Non voglio usare la mia condizione come scusa, non voglio passare per lamentosa». Ma intanto la considerazione l’ha fatta ed evidentemente è un pensiero che le è passato per la testa, è una sensazione che ha avuto. L’ha avuta dalle prime avvisaglie di quello che si è poi rivelato una sorta di caso di Stato che ha portato al commissariamento del circolo e alla sfiducia di fatto dal corpo docenti.
«Sono stata accusata di arbitrii, di scambio di sezione tra due alunni della medesima classe, su giustificata, educata, umana e corretta richiesta delle rispettive genitrici e con successiva piena soddisfazione delle medesime». Il problema, pare, è che la preside non aveva riunito preventivamente il Collegio docenti. «Premesso che il tutto è avvenuto a inizio anno scolastico – spiega la Forlani – e fatto presente che la stessa autorità superiore scolastica non ha avuto da obiettare su una eventuale illegittimità di comportamento da parte della sottoscritta, mi pare che la condotta adottata dai docenti si sia fondata su un mero pretesto per far scoppiare un caso che evidentemente da tempo covava nelle loro menti. E poggiandolo su un presunto clima clima di disagio, di non-relazione tra la sottoscritta e genitori, docenti, collaboratori; cosa che, per la verità, non mi pare avvenga per mia volontà, visto che sono sempre disponibile ad ogni incontro. Tuttavia sono stata costretta a subire offese personali, anche in presenza di altre persone di scuola, di fronte alle quali, oltre che rimanere psicologicamente amareggiata e ingiustamente ferita, talora non ho potuto fare altro che difendermi se non con l’applicazione onesta e spiacevolissima di norme disciplinari a seguito di parole e atteggiamenti di maleducata arroganza e cattiveria».
Maria Giovanna Forlani sostiene con forza che «l’andamento della quotidianità comunque procede con regolarità, la sicurezza è sotto controllo, i rapporti con il Comune sono sereni così come con tutte le altre scuole cittadine». E prosegue sottolineando l’attenzione per gli alunni portatori di handicap e per gli alunni stranieri; rassicura i genitori sulle iscrizioni: sono nella norma. E torna sul programma, che è stato rispettato pur dovendo fare i conti con la gestione finanziaria.
I problemi, secondo la Forlani, sono arrivati di colpo: «Cogliendo al volo l’occasione dei due bambini scambiati di sezione, è stato architettato un trambusto da storia infinita, giungendo a decisioni distruttive con dimissioni globali interne e con ispezioni di cui non ho mai compreso le ragioni concrete. Nel cercare di capire, ogni risposta è stata vaghissima e trincerata dietro alle parole “motivi personali”. Svariati miei appelli sono caduti nel nulla e ho percepito il desiderio di colpirmi a morte, con il piacere di potermi distruggere moralmente e psicologicamente qualunque cosa io potessi compiere o realizzare. Mi pare un po’ troppo, sinceramente».
La conclusione è amara: «Quello che deve essere, sia – dice la Forlani – però ritengo di avere il diritto pieno di esprimere tutto il personale biasimo su metodi scorretti e vili di un modus operandi a dir poco deplorevole, distruttivo e oltretutto diseducativo. Le autorità scolastiche sono state sempre tempestivamente informate di quanto avveniva e degli effetti fortemente negativi scaturiti da questo sistema adottato, con pretestuosità, dagli attori di uno spettacolo condotto con demagogia e condizionamenti. Peccato. Alla fine la mia persona potrà anche finire alla brace ma ciò che rimane indelebile è proprio la pessima immagine della scuola, la quale viene sempre più uccisa. Peccato davvero».