Giovani e pensioni, serve più consapevolezza finanziaria. Boeri alla Cattolica

«I giovani stiano tranquilli: la pensione ce l’avranno. L’importante è che aumenti la loro consapevolezza fin da subito, fin da prima che entrino nel mondo del lavoro e quindi fin da prima che inizino a versare contributi. Deve aumentare la consapevolezza finanziaria, il senso di responsabilità: siamo entrati in un sistema pensionistico contributivo e di conseguenza contano tantissimo i contributi che vengono versati nei primi anni della carriera lavorativa». Una consapevolezza che secondo l’economista Tito Boeri, professore alla Bocconi e presidente dell’Inps, manca a livello diffuso, non solo tra i giovani. Ed è questo il trend da invertire. Boeri è ospite d’onore oggi nella sede piacentina dell’Università Cattolica di Milano e ha tenuto una lectio magistralis in occasione del Dies academicus 2015-2016 in un affollato auditorium Mazzocchi e dopo la messa celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio nella piazzetta della facoltà di Economia e Giurisprudenza. Auditorium affollato di studenti, professori, assistenti e, naturalmente, di autorità a riempire le prime file; prefetto, sindaco, presidente della Provincia su tutti. 

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Focus sui giovani, dunque, ed è la prima domanda che noi giornalisti rivolgiamo al professor Boeri “intercettandolo” prima della sua lectio intitolata, per l’appunto, “Giovani e futuro, il doppio scivolo arancione”. E la consapevolezza che manca è la prima risposta: «I giovani vanno responsabilizzati su questi aspetti – dice – perché spesso tendono a disinteressarsene. Ecco perché bisogna trovare dei modi per coinvolgerli maggiormente e spingerli verso una pianificazione finanziaria a lungo periodo». Ma, come si accennava, quello della scarsa consapevolezza non è un problema che riguarda solo i giovani: «In Italia abbiamo un basso livello di consapevolezza finanziaria e questo è un problema anche per quanto riguarda la tutela del risparmio». 

Parlare di pensioni, poi, implica parlare di flessibilità: tema caldo che spesso in molti talk show viene utilizzato come cartina di tornasole per rivelare l’arretratezza del sistema italiano rispetto ad altri. Esiste davvero, ad oggi, la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro? «Io penso di sì, penso che date le caratteristiche del nostro sistema pensionistico esista la possibilità di una buona flessibilità in uscita. Il che significa che si più uscire prima, con delle pensioni naturalmente più basse perché verranno percepite più a lungo. Esistono già delle regole che lo permettono. L’unico problema nell’immediato è che ciò aumenta il disavanzo pubblico e quindi viene un po’ a cozzare con le regole europee. Ecco perché io credo che una battaglia da fare sul serio in Europa sarebbe quella di far capire che ciò che conta davvero è il debito di lungo periodo e quindi anche il debito pensionistico implicito. Andrebbe inserito questo aspetto nelle regole e si consentirebbe una più efficace flessibilità in uscita dal mondo del lavoro». 

Dopo giovani e flessibilità non si poteva non accennare ai conti dell’Inps sui quali nei giorni scorsi s’è creato un certo allarme: c’è molta, troppa evasione dei contributi e la preoccupazione, va da sé, si sposta sulla solidità patrimoniale dell’Istituto nazionale di previdenza. E il presidente Tito Boeri ci tiene subito a precisare come di recente sia stato fatto tantissimo proprio in tema di evasione: «Abbiamo aumentato i contributi del 3% nel 2015 – dice – a fronte di una situazione economica non certo favorevole, con la crescita che nello stesso anno si dovrebbe assestare intorno allo 0,7%». E questo è il primo aspetto. Va poi spiegato a tutti con molta chiarezza – ci tiene a dire Boeri – che «i conti dell’Inps non sono un problema in quanto tale. Davvero, non c’è da nutrire preoccupazione anche se l’Inps ha dei disavanzi: le prestazioni che l’Inps eroga sono prestazioni stabilite da leggi dello Stato, prestazioni che integrano diritti soggettivi che dunque lo Stato garantisce. Ci sarebbe da essere preoccupati solo se dovesse fallire lo Stato italiano, cosa che ritengo altamente improbabile».