Mamma piacentina si converte all’Islam: “Ecco come ho trovato la vera fede”

 Mentre l’Europa è in fermento – e una parte di mondo è dilaniato dalle guerre -, con la religione islamica che sta animando sentimenti contrastanti, non è facile essere musulmani. Figuriamoci convertirsi. Ma è la strada che ha comunque deciso di intraprendere in questi giorni una 30enne italiana, che abita in provincia di Piacenza e ha compiuto questo passo nella Comunità di via Caorsana.

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Aicha, il suo nome dopo la shahāda (testimonianza di fede), ha trovato anche il coraggio di parlarcene. Lei è mamma ed è sposata con un italiano, era una fervente cattolica – tanto che la madre è catechista – ma la sfiducia verso la sua religione d’origine l’ha portata, prima ad avvicinarsi al Corano e poi a convertirsi. Le conseguenze, certo, non sono da poco, come ha accettato di spiegarci, però questo passaggio sembra averle fatto ritrovare se stessa.

In che modo, lo potete leggere nell’intervista di seguito, o ascoltare nell’audio in allegato. Nelle foto, invece, la cerimonia che si è svolta nella Comunità piacentina, alla presenza di altri fedeli.

In rappresentanza della Comunità islamica di via Caorsana, il direttore Yassine Baradai ha invece chiarito in che modo è stata accolta questa conversione – così come altre due da parte di cittadine straniere – avvenuta nei giorni scorsi: “Per noi l’Islam è la via per arrivare, conoscere, e abbandonarsi a Lui (il Creatore). Che ci siano persone che accettano questa via e decidano di abbracciala, non ci può che rendere felici di avere altri compagni, fratelli e sorelle, assieme ai quali possiamo percorrerla. Il nostro compito, nei loro confronti, rimane solo quello di mostrare loro la giusta dottrina, evitando che i principi di pace: equilibrio, serenità, convivenza e giustizia, su cui si erge questa fede, possano essere mal interpretati. Ci adoperiamo affinché il messaggio originario rimanga intatto. Un lavoro che da sempre portiamo avanti con tutti, vecchi e neo musulmani, e che continueremo a fare inshaAllah”.

L’INTERVISTA

Aicha, partiamo dalla domanda più banale ma che sorge spontanea: cosa ti ha spinto alla conversione?

“Il mio interesse è nato poco alla volta,  non mi sono svegliata una mattina con questo pensiero. Lentamente mi sono sentita quasi annoiata dal mondo che mi circondava e dalle persone che avevo intorno. Sono comunque sempre stata una credente cattolica, mia madre è una catechista. Ma quell’ambiente non mi dava molte risposte, Poi ho iniziato a leggere il Corano e non sono più tornata indietro”.

Quindi eri cattolica, tua madre molto praticante. Com’è avvenuto questo passo?

“Sono andata a vedere una moschea e qualche mese fa ho conosciuto delle persone, sui social network o personalmente delle mamme che frequentano la scuola dove porto i miei figli, e ho iniziato ad avvicinarmi alla loro cultura”.

Quindi cosa hai trovato in concreto, rispetto al passato?

“Una forte fede, che si esprime in ogni cosa pregando cinque volte al giorno. Mi sono ritrovata, ho trovato me stessa”.

Ti sei sbattezzata?

Per ora no, però mi sto informando nel mio Comune di residenza per farlo. Sono ancora formalmente battezzata”.

Cosa pensano i tuoi amici e parenti di questa decisione?

“Ho tante sorelle e cognati ma solo due sorelle e mio marito sono informati. Ma solo perché gli altri abitano distante e quindi vorrei trovare un momento comune per farglielo sapere. Vorrei dirglielo di persona”.

Due delle tue sorelle però sono informate. Come hanno reagito?

“Mi hanno fatto alcune domande, erano stupite, mi hanno detto: ti è successo qualcosa? Ma poi hanno capito che ho trovato la mia strada e sono serena e quindi sono felici per me”.

Oltre ad informarti sulla religione islamico, immagino tu sia consapevole di quello che sta succedendo nel mondo e in Europa, che ha come conseguenza una forte diffidenza verso la religione islamica. Come vivi questo clima?

“Non credo che quello che sta succedendo abbia a che fare con la religione. Le persone che fanno certe cose (i terroristi, ndr) sono assassini e fanatici. Usano la religione per compiere i loro delitti. Voglio prendere le distanze da questo ambiente, però i pazzi li troviamo in tutte le religioni”.

Insomma, il clima che circonda l’Islam non ha influito nella tua scelta?

“No, assolutamente”.

Com’è avvenuta la conversione?

“E’ stata una dichiarazione verbale. Si chiama shahāda (in arabo: شهادة‎, ndr) è la testimonianza con cui il fedele musulmano dichiara di credere in un Dio, uno e unico e nella missione profetica di Muḥammad e l’ho fatta alla Comunità di via Caorsan a Piacenza”.

E hai cambiato nome?

Più che altro, per ora, è un soprannome. Ho scelto Aicha.

E adesso come cambierà la tua vita? Prima di tutto hai accettato di pregare cinque volte al giorno.

“Si, questo è un primo cambiamento forte. Però il resto sarà graduale, sempre nel rispetto degli altri, per non traumatizzare le persone che mi circondano”.

Sei mamma. Nei confronti dei tuoi figli come ti comporterai? Li lascerai liberi di scegliere o cercherai di avvicinarli alla religione islamica?

“Certo non li obbligherò, se no otterrei l’effetto contrario. Però davanti a loro mi impegnerò a comportarmi come una musulmana. Con devozione nella preghiera, per essere buoni con il prossimo e coltivare la spiritualità. L’Islam è una serie di atteggiamenti. Non dico che nella comunità cristiana non ci siano, ma a volte vengono tralasciati o dimenticati. Per questo vorrò pregare davanti a loro, facendogli leggere il Corano e parlandogliene. Mostrerò loro solo il meglio di questa religione, perché questa religione è la verità. Penso che tutti dovrebbero darsi la possibilità di leggere il sacro Corano almeno una volta nella vita”.

Quindi porterai il velo?

“Si, vorrei portarlo. Ma sempre gradualmente. Adesso no, perché devo abituare gli altri e anche me stessa al cambiamento. Per ora è stata una decisione che influenza il mio privato, all’interno delle quattro mura di casa. Ma prima o poi troverò il coraggio di esprimerlo anche all’esterno. Una cosa alla volta. Per adesso quando esco sono la stessa persona. Ci tengo a sottolineare che in questo periodo ho conosciuto persone molto socievoli e disponibili, che appartengono alla religione islamica”.

Che mi sembra di capire tu non abbia trovato nella chiesa?

“Ho trovato brave persone, però c’è una sfiducia. La maggior parte dei cattolici vivono con superficialità: vanno in chiesa una volta alla settimana, quasi come fosse una sfilata di moda, per far vedere come sono vestiti o che hanno comprato una borsa nuova”.

Conosci anche il pregiudizio che ruota intorno alle donne e l’Islam. Cioè che la donna sarebbe considerata inferiore all’uomo. Hai conosciuto questo aspetto?

“Non mi pare, perché una donna che si copre e decide di essere casta lo fa per essere sottomessa a Dio, non a un uomo. Io non ho riscontrato questa caratteristica”.

Quindi non accetteresti di essere sottomessa a un uomo?

“No, a me è sembrato che trattino le donne con tutto il rispetto. E non cerco di essere sottomessa a un uomo. Non ce ne sarebbe bisogno. Siamo tutti sottomessi a Dio, sia le donne che gli uomini”.