Sabato 6 febbraio 2016 il Milestone di via Emilia Parmense 27 ospita lo Stefano Battaglia Trio, con Stefano Battaglia al pianoforte, Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, che presenterà un interessantissimo progetto sulle Art Songs scritte dal grande compositore Alec Wilder. Il concerto inizierà alle ore 20.45 (ingresso libero con tessera Piacenza Jazz Club o Anspi dalle 20.30): l’anticipazione è dovuta alla inusuale programmazione della serata, che prevede due set intervallati da una pausa di circa un’ora, durante la quale Angelo Bardini intervisterà i musicisti sul progetto musicale e sulla rilevanza di Wilder.
In questa occasione il Trio guidato da Stefano Battaglia affronta l’opera del grande compositore americano Alec Wilder (1897-1980), autore di un gran numero di lavori innovativi; l’oblio, nel quale Alec Wilder è sospeso, è diventato nel tempo una inspiegabile caratteristica che ha reso via via sempre più affascinante e sottovalutata la sua figura. Era un uomo brillante e colto, viaggiatore fanatico, amante della natura e arguto osservatore, nonostante il talento e il gusto innato, ebbe sempre a combattere con la precarietà della sua carriera. Ispirato dal lavoro di Harold Arlen e dalla cantante Ethel Waters, Wilder cominciò a scrivere canzoni alla fine degli anni ’20. I suoi interessi di compositore si spostarono e svilupparono decisamente, concretizzandosi nel suo Octets e nel balletto Juke Box (commissionato dall’American Ballet) che combinavano profeticamente l’idioma jazzistico con quello classico, alla ricerca di nuove forme. Nel 1945 gli sforzi dedicati da Frank Sinatra all’arte orchestrale di Wilder si concretizzarono nell’album “Frank Sinatra Conducts The Music Of Alec Wilder”. Fu una svolta decisiva: Wilder intuì i pericoli del business musicale americano, rivolto alle forme popolari, e lo fuggì concentrandosi via via sempre di più sulle forme classiche e sui linguaggi “colti”, continuando comunque a scrivere canzoni ma sviluppando un catalogo di lavori strumentali, intimi e delicati, quasi sempre dedicati alla forma breve, alla miniatura, con grande attenzione alla sintesi e a un’idea piuttosto moderna di “non-sviluppo”. Wilder credeva fermamente che la qualità si nascondeva nel dettaglio, nella disciplina e nell’intensità, piuttosto che nella quantità, nel peso e nel volume.
Ha musicato opere letterarie e poetiche diverse, alcune in forma di lieder, altre con una forma a sviluppo orizzontale, non ciclica, da lui denominate Art Songs. Nel 2014 in collaborazione con la Alec Wilder Foundation, la Patterson University, Torino Jazz Festival e ECM Records, Stefano Battaglia ha affrontato con il Trio una lunga serie di registrazioni per documentare l'integrale delle songs di Alec Wilder. La serata prevede l’esecuzione di questo repertorio in due set intervallati da una pausa, durante la quale i musicisti si concederanno ad una sorta di intervista, condotta da Angelo Bardini, e scambieranno con il pubblico opinioni e sensazioni raccolte durante la preparazione del progetto. Gli eccezionali risultati ottenuti negli ultimi anni da Stefano Battaglia con la formula del trio sono il naturale concretizzarsi di un percorso che si è sviluppato attraverso più di vent’anni di ricerca. Dotato di lucidità tecnica superiore, ha cercato e stabilito con la ritmica un contatto speciale in cui da un lato si avverte l’incredibile plasticità e flessibilità musicale senza confini stilistici, dall’altra la pregnanza e lo spessore delle singole individualità che si illuminano vicendevolmente. Battaglia ha realizzato in questi anni, grazie a coraggiose e precise scelte estetiche, un corpus musicale che risulta ormai, nel mondo della musica improvvisata e al di là di qualsiasi limite di territorio e linguaggio, fra i più intensi dell’ultimo ventennio distinguendosi a livello internazionale attraverso una precisa unicità identitaria ed un particolare, più profondo scavo introspettivo, disinteressato all’effettismo. Il gruppo non è semplicemente la somma di tre indiscussi talenti: il legame umano e musicale, la sintonia che non esclude l’incrociarsi dialettico di tre fruttuose individualità estetiche, danno vita a un discorso corale (Claudio Sessa).