«Le nostre città sono fatte per i cavalli, ricordiamocelo, e non per le auto». Giuseppe Biasini è il direttore della sede piacentina dell’Arpae, l’Agenzia regionale per la prevenzione, l´ambiente e l´energia dell´Emilia-Romagna, e con lui facciamo il punto della situazione inquinamento nel nostro territorio in un periodo caldo sul tema in questione. Caldo anche a livello climatico, a dire il vero; ed è questa una delle ragioni di una situazione sempre più complessa e di difficile gestione. Benché il nocciolo della questione sia chiaro, e lo ribadisce lo stesso Biasini: l’aria che respiriamo è sempre peggiore e ciò richiede un impegno diffuso, generalizzato e comune affinché la venga invertita questa tendenza. Un impegno che coinvolga tutti i cittadini e non solo le istituzioni e i loro interventi, altrimenti le condizioni di salute di chi abita nei centri abitati saranno sempre peggiori. Chiaro e conciso. Il problema è che oggi, in tema di smog, tutti sembrano avere la soluzione; o meglio, tutti sembrano conoscere ciò che è utile e ciò che non lo è mischiando, in un dibattito sempre più convulso che spopola sul web a suon di post e condivisioni sui social network, gli interessi più vari. A partire da una buona parte dei commercianti che vedono la chiusura dei centri storici alle auto come uno sgambetto alle loro attività a fronte di risultati irrilevanti. E’ vero che sono irrilevanti? «No che non è vero – dice Biasini – Esistono studi che dimostrano come nelle zone a traffico limitato o addirittura azzerato le condizioni dell’aria sono decisamente migliori che altrove. Non è sbagliato, dunque, chiudere i centri storici alla circolazione dei veicoli. Anche perché sono proprio i centri storici quelli più frequentati in ogni caso da persone a piedi, in bici, da bambini delle scuole. E si tenga conto, proprio con riferimento alle auto, che le sostanze emesse dai tubi di scappamento sono al livello del suolo e di conseguenza hanno meno possibilità di essere diluite nell’ambiente ma, al contrario, vengono respirate immediatamente da tutti».
Ma se togliendo le auto dei centri, i centri stessi hanno l’aria più pulita è altrettanto vero che nelle periferie dove il traffico veicolare è dirottato l’aria diventa peggiore. Morale: «La somma è sempre la stessa e a livello complessivo il miglioramento dell’aria è inesistente». Quindi? «Quindi è necessario approntare azioni contemporanee su aree vaste – dice Biasini – Solo così si può pensare di affrontare un problema sempre più globale». Parlare di inutilità dei blocchi del traffico nei centri storici, però, è sbagliato secondo il direttore di Aprae Piacenza: «Oltre ai risultati apprezzabili nei centri in questione, che non sono centro da sottovalutare, iniziative del genere a mio avviso hanno una forte portata in termini di sensibilizzazione. Ed è di questa che abbiamo sempre più bisogno, perché io continuo a vedere trappa disattenzione da parte di tanti cittadini; vedo auto con motore acceso di fronte alle stazioni, di fianco a negozi, scuole. I cittadini devono capire che così facendo non si risolverà mai niente». Serve consapevolezza, dunque; deve essere chiaro a tutti che qui è in gioco la salute nostra e dei nostri bambini. E se l’attenzione deve esserci sempre, d’inverno ce ne deve essere ancora di più. Certo, è durante l’inverno che l’esigenza di usare le auto si fa maggiore: il freddo, il maltempo. Ma va saputo, dice Biasini, che durante la stagione fredda la cosiddetta «quota di rimescolamento dell’aria» è molto più bassa che in estate: «Sulla nostra realtà territoriale questa quota si attesta tra gli 800 e i mille metri durante l’estate mentre d’inverno scende a 200-300 metri». In altre parole, è come se vivessimo con un coperchio sopra alle nostre teste; un coperchio che impedisce la dispersione delle sostanze inquinanti che vengono prodotte. E d’inverno se ne producono di più.
Il mix è infernale, dunque, e ne fanno parte le emissioni delle caldaie private. Un tema, questo, sinora sottovalutato ma che ultimamente sta entrando nel dibattito tant’è che i Comuni, Piacenza compresa, hanno deciso in linea con il Piano regionale di abbassare a 19 gradi la temperatura massima di settaggio dei riscaldamenti domestici. Pena multe salate (benché il controllo da parte delle autorità non sia facilissimo in questi casi). Ma anche in questo caso è una questione di responsabilità: come l’acqua, anche l’aria è di tutti e va salvaguardata. Case sempre più coibentate, dunque, sarebbero un buon passo in avanti, oltre naturalmente ai controlli serrati sulle emissioni industriali.
Ma sembra non bastare mai. Perché se da un lato chiunque si dice d’accordo sulla necessità di migliorare le condizioni dell’aria che respiriamo, dall’altro quasi nessuno è disposto a rinunciare al tepore domestico o agli spostamenti comodi in auto o in moto. E di fronte a questo dato di fatto l’impressione è che non ci sia piano regionale o blocco del traffico che tengano. A Giuseppe Biasini chiediamo, dunque, quale sarebbe secondo lui il colpo da novanta, la carta vincente per fare quel salto in avanti che darebbe un po’ di speranza. Domanda che credevamo vaga e difficile ma la risposta è stata inaspettatamente rapida: l’auto elettrica. «Io spero sinceramente che arrivino presto anche nelle nostre città le vetture elettriche con 300 chilometri di autonomia e bassi costi di manutenzione. Questo sì che sarebbe un bel passo avanti».