Assoluzione per tutti gli imputati. Questa la richiesta formulata questa mattina (1 febbraio 2015) dal piemme Antonio Colonna nel processo sulla presunta irregolarità di alcuni rimborsi elettorali a beneficio di partiti e candidati piacentini nel periodo 2010-2013. “In qualità di amministratore della Biomedica Santa Lucia, Giglio aveva i poteri per effettuare quelle erogazioni. Il suo operato è stato corretto” ha concluso Colonna dopo aver svolto un lungo e preciso excursus normativo che non ha tralasciato anche gli aspetti civilistici e societari della materia. Nella sua requisitoria il piemme ha spiegato dunque i motivi che l’hanno portato a non condividere la decisione del gip Elena Stoppini di rinviare tutti a giudizio.
Gli imputati del procedimento sono l'amministratore unico della Biomedica Bruno Giglio (difeso dall'avvocato Angelo Rovero) e la commercialista dell'azienda, Anna Zambarbieri (difesa dall'avvocato Elena Del Forno). Per il Pd sono imputati l’ex vicesindaco Francesco Cacciatore, il consigliere Regionale Marco Carini, ma anche Piera Marchi, Paolo Rezzoagli, Marcellina Anselmi (assistiti dall'avvocato Paolo Fiori) e Sergio Driganti (difeso da Sabrina Erba); per il Pdl l'ex consigliere regionale Andrea Pollastri (difeso dagli avvocati Luigi Salice e Romina Cattivelli) e Anita Piccioni (difesa dall'avvocato Corrado Prandi). Il reato di cui devono rispondere si riferisce a presunte violazioni della legge sul finanziamento illecito ai partiti, la commercialista Zambarbieri anche di falsità ideologica. La presunta violazione, in base alle indagini svolte dalla Guardia di finanza, non riguarderebbe tanto i bonifici, quelli tutti tracciati e trasparenti, quanto la mancata delibera dei contribuiti da parte del consiglio d’amministrazione dell’azienda.
Nel corso dell’udienza odierna sono stati ascoltati, oltre al giornalista piacentino Mattia Motta (all’epoca a capo della comunicazione del candidato Cacciatore), tutti gli imputati. I candidati Cacciatore e Carini hanno spiegato che non si occupavano direttamente della gestione e della raccolta di fondi, che veniva demandata ad altri attivisti del comitato sorto ad hoc per le primarie Pd 2012 e per le Regionali. Chi aveva in capo a sé la gestione del conto corrente ha invece rivelato come erano state fatte tutte le verifiche del caso, in base alle quali “si riteneva che Giglio avesse i poteri per effettuare tali operazioni”.
Anche le difese, a vario titolo, si sono associate alla richiesta di assoluzione della pubblica accusa. Gli avvocati di Giglio e della società Biomedica ribadendo la correttezza e l’assoluta trasparenza dell’operato dell’imprenditore; i legali dei politici nell’aggiungere anche che in qualsiasi caso, “i loro assistiti erano comunque in buona fede”. La sentenza del giudice Gianandrea Bussi è prevista per l’udienza del 7 marzo.