E’ sempre più fumosa la vicenda legata all’episodio che ha inquietato Piacenza nelle ultime ore. Parliamo della ragazzina, 17 anni non ancora compiuti, trovata mezza nuda e infangata nel tardo pomeriggio di ieri sull’argine del Po alla confluenza con il Trebbia. Gli elementi nuovi, da poco emersi sono per certi versi confortanti: la giovane, che è piacentina e abita nel quartiere del Peep, sta benissimo; quantomeno fisicamente. Non ha alcun segno di violenza, nessun livido e nemmeno sono state trovate tracce che possano far pensare a un possibile stupro. Ciò emerge dalla visita a cui è stata sottoposta ieri sera una volta portata in ospedale. Pare anche, a ulteriore riprova del fatto che non sarebbe stata violentata, che nemmeno la ragazza stessa abbia mai fatto riferimento allo stupro. Allo stato attuale, la sua versione dei fatti non ha ancora il carattere dell’ufficialità: trattandosi di minorenne presumibilmente vittima di reati che hanno a che fare con la sfera sessuale (ricordiamolo: era mezza nuda quando è stata trovata), entra in gioco la cosiddetta Convenzione di Lanzarote che obbliga gli inquirenti a ricevere le dichiarazioni del minorenne in questione solo in un ambiente protetto e alla presenza di uno psicologo abilitato. Morale, è in corso proprio in questi minuti (ore 13) l’audizione della ragazza in un apposito locale della Procura di Piacenza.
Stando alle informazioni circolate in queste ore, e sulle quali si dovevano basare i carabinieri (che naturalmente di qualcosa dovevano pur essere messi a conoscenza per intervenire tempestivamente e per tentare di rintracciare eventuali responsabili di quello che sembra un rapimento inquietante), la ragazza sarebbe stata prelevata sotto casa sua, al Peep, alla periferia di Piacenza, da tre individui sconosciuti che l’avrebbero poi portata sull’argine, spogliata, imbavagliata con del nastro adesivo e abbandonata lì. Senza violentarla, senza picchiarla. Perché di segni sul corpo lei non ne aveva, e questa è l’unica confortante certezza.
Ora, sempre stando alle poche informazioni apprese, pare che la ragazza non sia stata in grado di fornire alcun elemento identificativo riguardo ai suoi presunti aguzzini: non li avrebbe visti in faccia, non le avrebbero rivolto la parola e, più in generale, non avrebbero proferito verbo. Un mistero, dunque. L’altra certezza riguarda la testimonianza dell’uomo che ha poi trovato la ragazza sull’argine intorno alle 18 di ieri: indossava solo la biancheria intima, aveva in mano il cellulare, era sporca di fango e sembrava spaventata. I carabinieri poco più tardi hanno trovato sul luogo indicato dal testimone gli abiti della ragazza: abiti normali, da passeggio. I calzoni erano nell’acqua, il resto degli indumenti era nella vegetazione. Una vicenda davvero poco chiara sulla quale solo nelle prossime ore si potrà avere qualche dettaglio. C’è da attendere che vengano date comunicazioni sul racconto che la minorenne sta facendo in questi minuti agli inquirenti coordinati dal pm Emilio Pisante.