All’inizio potevano sembrare banali scaramucce, normali tensioni sul luogo di lavoro, semplici divergenze. Ora però, stando all’aria che tira, si è passato ampiamente il segno e gli ingredienti di questa vicenda, che riguarda il Terzo circolo didattico di Piacenza, parlano da soli: ispettori ministeriali, dimissioni in blocco dell’intero Consiglio di circolo (docenti e genitori), provvedimenti disciplinari, lettere e controlettere, articoli di giornale, iniziative di protesta più o meno evidenti davanti alle scuole, facce scure e bocche cucite. E, da ultimo, giusto questa mattina, una riunione di genitori confusi e preoccupati che, non sapendo più che pesci pigliare, hanno deciso di trovarsi al bar e raccogliere firme con l’unico scopo di uscire da un’impasse inattesa e senza precedenti. Un’impasse che rischia – dicono – di ripercuotersi sui loro bambini, finora «sereni e felici grazie alla professionalità e alla competenza degli insegnanti». Per i quali, dunque, senza se e senza ma, i genitori in questione hanno deciso di schierarsi non avendo motivo di dubitare delle loro ragioni, benché al momento non chiare: «Se quasi tutti i docenti pare che non si sentano in condizioni di lavorare come hanno sempre lavorato, e cioè bene e serenamente, un motivo ci deve pur essere. Non possono certo essere impazziti di colpo tutti insieme». Il senso del pensiero comune pare essere questo.
Tensione alle stelle, dunque, e a mo’ di ciliegina su una torta già tutt’altro che dolce, stamattina due poliziotti in borghese della Digos di Piacenza si sono presentati, con discrezione ma con domande precise da fare (chi scrive era presente), al Dubliners di via San Siro, pochi metri dalla scuola primaria Giordani, uno dei quattro istituti che fanno parte del Terzo circolo (gli altri sono il Taverna, la De Gasperi e la scuola di Sant’Antonio, per un totale di quattro primarie e due scuole dell’infanzia; parliamo di quasi un migliaio di studenti e una novantina di insegnanti). Dopodiché gli stessi agenti sono stati visti entrare proprio al Giordani.
Dunque genitori schierati con il corpo docente, si diceva. I quali insegnanti, ad oggi, nonostante i ripetuti assalti dei cronisti, non hanno ancora aperto bocca su una vicenda in pieno divenire ma che – questo è pacifico – riguarda i rapporti con la dirigente del Terzo circolo, la preside Maria Giovanna Forlani, in passato già al centro di polemiche al fulmicotone per episodi avvenuti quando era a capo di istituti fuori provincia come, ad esempio, a Parma. Polemiche finite addirittura sulla stampa nazionale.
Ora, quale sia la natura dei problemi tra docenti del Terzo circolo di Piacenza e preside, ancora non è dato saperlo: c’è riserbo, c’è discrezione; anzi, verrebbe da dire che c’è proprio timore. Il timore di chi dopo anni (in alcuni casi decenni) di servizio a scuola non si era mai trovato in una situazione del genere. Morale, gli insegnanti non parlano; i genitori nemmeno, salvo qualche raro caso (rigorosamente sotto anonimato), e una loro rappresentanza affida il suo pensiero a un documento di cui siamo entrati in possesso e che pubblichiamo integralmente in calce all’articolo. Per quanto riguarda la preside Forlani, a parlare per lei è una gentile rappresentante della segreteria del Terzo circolo che abbiamo contattato questa mattina: «La dirigente scolastica non rilascia interviste». Punto.
Per dare conto della sua opinione non ci resta che attingere alla lettera firmata dalla stessa preside, divulgata qualche giorno fa tra i genitori e già pubblicata in parte su Libertà: «E’ necessario in questo delicato momento smentire tutte le falsità diffuse da più parti peraltro facilmente smontabili dalla documentazione che passo per passo ha scandito il lavoro di questi mesi». E ancora: «Si parla di “disagio”, di “problematiche relazionali”, di distruzione di iniziative e progetti, ma la scrivente desidera informare tutti voi (genitori, ndr) che nel corso dei mesi passati numerosissime sono state le iniziative avviate e altrettante quelle proposte, basti pensare alla convenzione con il Conservatorio Nicolini, al progetto nuoto, ai progetti sull’ambiente legati allo studio degli uccelli presso l’associazione “Liberamente”, al corso di ceramica, all’impaginatura del libro». La Forlani prosegue: «Ho chiesto e ottenuto finanziamenti europei (PON), una cifra piuttosto elevata che sarà presto messa a disposizione della scuola». E assicura: «Non ho mai perso di vista la mission educativa dell’istituto in questa delicata fase di passaggio formativo per l’attuazione della Legge di riforma della scuola».
La conclusione della missiva a firma della dirigente consegna un punto di vista di segno decisamente opposto rispetto a quanto risulta a numerosi genitori: «A scuola non sussiste alcuna tensione poiché la mia presenza ha sempre cercato di portare armonia e serenità. Apprendo con amarezza dal giornale (Libertà, ndr) l’esistenza di un clima non sereno a me ignoto poiché mai nessuno di voi (genitori, ndr) è venuto in Presidenza a rappresentare alcun disagio. Chiedo a tutti voi in modo accorato di sostenere la mia posizione e la scuola, e di credere nel mio operato del quale vado a testa alta».
Ora non resta che attendere l’evolversi di una situazione che, allo stato attuale, pare sia in una fase di stallo. E non si parla certo di uno stallo sereno, tant’è che da più parti arrivano voci relative a presunte imminenti richieste di trasferimento in blocco da parte di numerosi docenti; il che sarebbe disastroso per i bambini che si trovano nel pieno del percorso di studi, oltre che per l’immagine delle scuole coinvolte. Nulla di certo, tuttavia. Si sa solo che il lavoro degli ispettori si è concluso e si attendono le relazioni.
Di seguito, come anticipato, pubblichiamo la lettera che accompagnava la raccolta di firme avviata nelle scorse ore da una rappresentanza di genitori del Giordani.
«Siamo un gruppo di genitori della Scuola primaria “Giordani” di Piacenza e vorremmo esprimere il nostro punto di vista sulle vicende che stanno accadendo al 3° circolo didattico.
Noi stiamo dalla parte degli insegnanti, senza dubbim senza se e senza ma.
Perché possiamo verificare ogni giorno le capacità professionali ed educative degli insegnanti attraverso la serenità con cui i nostri figli vanno a scuola ogni mattina e con cui riescono a superare le piccole e grandi difficoltà che devono ovviamente affrontare nell’apprendimento e nelle relazioni interpersonali. Possiamo verificarle anche nei progetti e nelle iniziative in cui i nostri bambini sono stati coinvolti dal corpo docente, nei quaderni che testimoniano il lavoro svolto, nei racconti che ci fanno all’uscita da scuola.
Crediamo che le persone valide da punto di vista umano e professionale dovrebbero essere messe nelle condizioni di lavorare al meglio. A maggior ragione tutti coloro che sono veri maestri ed educatori dovrebbero essere nelle condizioni di poter operare in un ambiente sereno, senza tensioni, senza timori, in quello spirito di libertà che sopra ogni cosa deve caratterizzare la relazione educativa.
Non vorremmo entrare nel merito delle motivazioni che hanno creato questo clima di tensione, di incomunicabilità, di mancanza di serenità (anche se un’idea possiamo essercela fatta, alla luce di testimonianze ed esperienze che provengono da situazioni analoghe vissute in altre scuole, anche in province vicine, che hanno visto coinvolto uno degli attori della vicenda in questione).
Vogliamo ribadire, con decisione, che noi stiamo dalla parte degli insegnanti. Perché, concedetecelo in quanto genitori, stiamo dalla parte dei nostri bambini e pretendiamo che chi con loro ha lavorato e sta lavorando bene sia messo nelle condizioni di continuare a farlo al meglio, senza problemi e senza difficoltà.
Non stiamo chiedendo risorse, non stiamo chiedendo interventi che siano un costo per la comunità, chiediamo solo di garantire ai nostri figli quella serena relazione educativa che fino ad ora hanno potuto instaurare con i loro insegnanti.
Quindi, noi stiamo dalla parte degli insegnanti»