Il Settore Autorizzazioni e Concessioni dell’A.R.P.A.E di Piacenza ha comunicato che, a seguito delle richieste pervenute dalle Organizzazioni Professionali degli Agricoltori e Allevatori, è stato emesso il provvedimento relativo alla deroga al divieto di spandimento degli effluenti zootecnici e dei fertilizzanti azotati. Confagricoltura Piacenza aveva presentato formale richiesta di proroga la settimana scorsa, viste le condizioni climatiche. L’associazione ringrazia ARPAE per aver accolto la richiesta. La collaborazione giova all’intero sistema: alle imprese, che ridurranno i problemi di stoccaggio e all’ambiente. Le fertilizzazioni organiche sono infatti fondamentali per la fertilità e la salute dei terreni se ben gestite. Nei giorni compresi tra il 26 e il 30 gennaio 2016 sarà pertanto possibile effettuare le operazioni di spandimento sul territorio provinciale situato in area non vulnerabile ai nitrati, negli orari diurni (dalle 9 alle 17) di liquame, letame e assimilati soltanto su terreni utilizzati con le seguenti colture: prati, inclusi i medicai a partire dal terzo anno, cereali autunno-vernini, colture arboree con inerbimento permanente ed altre colture a semina primaverile precoce. Tali operazioni dovranno essere sospese immediatamente in caso di pioggia o nevicate e comunque, sui suoli oggetto dall’attività di spandimento, non dovranno essersi verificate precipitazioni atmosferiche significative nei cinque giorni precedenti.
CONFAGRICOLTURA PIACENZA: ALLEVATORI PIU’ PROTAGONISTI DEL PROPRIO FUTURO
Gasparini: come applichiamo il pacchetto latte?
La Sezione di Prodotto Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza ha tenuto, nei giorni scorsi, una sessione per consentire ai produttori di confrontarsi e dialogare sulle criticità del comparto imminenti e di medio periodo. Scadrà, infatti, a breve l’accordo trimestrale sottoscritto in Lombardia con Lactalis. Altro tema dibattuto, quello dei piani produttivi delle Dop che gli imprenditori agricoli che conferiscono la materia prima saranno chiamati a validare. “Che la precedente trattativa con il colosso francese, per i modi con i quali si è condotta, potesse portare qualche strascico negativo nei rapporti, lo si temeva – commenta Filippo Gasparini, presidente della Sezione di prodotto – ma, il punto di riferimento è sempre il mercato. Quello che secondo me serve oggi è una riflessione sui piani produttivi del Grana Padano, piani che devono essere validati dagli allevatori alla luce del pacchetto latte”. Secondo Gasparini occorre una presa di posizione sindacale da parte agricola per non abdicare al proprio ruolo e lasciare ad altri la programmazione dell’intero settore. “Sono piani che spingono verso una minore trasformazione e che confliggono con la crescente offerta di materia prima. Significa – rimarca Gasparini – far sposare un sistema aperto, quello delle stalle, con un sistema chiuso, quello delle Dop. L’Unione Europea ha più volte sottolineato che il sistema delle Dop deve essere sinergico sul territorio. Contenendo le produzioni non si tiene sufficientemente conto delle esigenze della parte agricola. Se è vero che gli allevatori devono esprimere la propria posizione, non è giusto che il sistema delle Dop si muova nella direzione prevalente della valorizzazione del sistema delle quote di produzione, piuttosto che nella direzione del loro sviluppo. Lo stesso sistema delle Dop si deve poi relazionare con un mercato aperto: auto- imponendosi una quota produttiva si rinuncia, progressivamente, a fasce di mercato che potrebbero essere presidiate e conquistate e che vanno inesorabilmente ad altri. L’effetto immediato è che il latte perde di valore perché il mercato delle Dop non assorbe l’offerta di latte che risulta ridondante sul mercato”. Il 18 dicembre è stato firmato un piano che, a fronte di una produzione realizzata e collocata di 4.900.000 forme di Grana padano pone, di fatto, un limite a 4.600.000 forme, oltre il quale scatteranno le multe. “Pur non volendo una liberalizzazione delle produzioni Dop – chiede Gasparini – perché non fare una programmazione simile alla precedente che preveda un aumento produttivo dal 3 al 5 per cento, dato che il mercato sarebbe in grado di assorbirlo? In questo caso alla realtà della Dop sarebbe riconosciuto il valore di vera politica di sistema di cui beneficerebbe il territorio intero. La nostra ricetta nel lungo periodo è liberalizzare, e in questa fase non chiediamo di smontare la programmazione, ma che con ragionevolezza si cresca tenendo conto del settore primario. Agli allevatori – prosegue Gasparini – spetta la validazione o meno del piano produttivo: si tratta di un assist al sistema che l’Europa ha dato riconoscendo la debolezza della parte agricola affinché questa potesse prendere parte alle politiche di gestione. Sta a noi capire lo strumento. Il mondo agricolo deve definitivamente uscire dall’anestesia del sistema dalle quote recuperando ciò che sostenevano gli antichi romani: “ognuno è artefice della propria fortuna, dotandosi dei mezzi necessari”.