Se c’è un’eccellenza gastronomica piacentina riconosciuta in tutta Italia è la coppa: salume tipico del territorio con tanto di marchio Dop al quale, da anni, la Camera di commercio di Piacenza su idea del suo presidente Giuseppe Parenti, dedica uno speciale premio, la Coppa d’Oro, che vanta come testimonial personaggi di caratura nazionale. Coppa orgoglio di Piacenza, dunque. Basta questo per capire il “nervoso” che ha suscitato un post promozionale apparso l’altro giorno sulla pagina Facebook ufficiale della Regione Emilia-Romagna: «#IGProvalitutti Sono 42 i prodotti col marchio IGP dell'Emilia-Romagna. Arrivano da #Parma la Coppa e il Salame felino. Per saperne di più: http://www.coppadiparmaigp.com/ e http://www.salamefelino.com/».
Più di cento “like”, 62 condivisioni e un mare di commenti, più che altro di piacentini arrabbiati: «È triste constatare come ancora una volta Piacenza non solo venga dimenticata dalla regione, ma addirittura umiliata da post come questo – scrive Alessandro Maggi – La pezza poi è peggio del primo post. Che nessuno si stupisca poi se i Piacentini vogliono andare in Lombardia».
La “pezza” a cui l’utente si riferisce è “a firma” della Regione e tenta in qualche modo di giustificare scelta dell’amministrazione di promuovere – perché di questo si tratta – la coppa di Parma. Eccola: «Cerchiamo di fare chiarezza. Dopo alcuni commenti critici sull'attribuzione della coppa abbiamo chiesto un parere agli esperti della Regione. Il risultato è che la coppa di Parma è Igp: la zona di produzione è identificata dall’intero territorio amministrativo delle Province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Pavia, e dai comuni lungo la fascia del Po facenti parte del territorio amministrativo delle province di Lodi, Milano e Cremona. Infatti nel corso dei secoli, la ricetta della Coppa di Parma si è diffusa e consolidata anche oltre i confini del parmense. Per la materia prima non ci sono vincoli geografici, ma tecnici, in termini di razze e alimentazione. La coppa piacentina è Dop, interamente prodotta in provincia di Piacenza limitatamente alle aree ad altitudine inferiore ai 900 metri slm, a motivo delle particolari condizioni climatiche. I suini vengono allevati in Emilia-Romagna e Lombardia e devono essere conformi alle prescrizioni già stabilite a livello nazionale per la materia prima dei prosciutti a denominazione d’origine di Parma e San Daniele. Esistono entrambe, e naturalmente entrambe sono oggetto di tutela da parte della Regione, che si occupa di tutte le Dop e Igp regionali. Rimandiamo quindi a giovedì prossimo per la Coppa piacentina!!!».
Come a dire: oggi abbiamo parlato dei prodotti Igp, la settimana prossima parleremo dei prodotti Dop. Ma la spiegazione non basta a placare gli animi dei piacentini orgogliosi del proprio salume più rappresentativo. Un post, questo della Regione, che suona un po’ come l’ennesima preferenza alla “cugina” Parma, da sempre più avanti di Piacenza nella promozione dei suoi prodotti enogastronomici e non solo. Ma se fino a qualche tempo fa il marketing territoriale, soprattutto con riferimento ai sapori, era un argomento che scaldava poco gli animi dei piacentini, oggi la solfa è cambiata. Complice Expo, forse. Morale, Piacenza s’è svegliata e la conseguenza è che certe preferenze, soprattutto «quando non c’è storia» come per la coppa piacentina, vengono decisamente mal digerite.
A gettare un po' d'acqua sul fuoco della polemica, pur senza nascondere un certo fastidio, è uno dei soggetti più interessati a questa querelle e cioè Roberto Belli, presidente del Consorzio dei Salumi tipici piacentini. «I nostri rapporti con la Regione sono ottimi – sottolinea subito – e credo proprio che il post in questione sia frutto di uno “svarione” da parte di chi gestisce la pagina Facebook dell'amministrazione». Uno svarione, tuttavia, che fa innervosire lo stesso professor Belli, non fosse altro che per una questione di priorità: se la Regione decide di promuovere i prodotti tipici, quantomeno dia la precedenza ai marchi considerati oggettivamente più importanti; e tra l'Igp e il Dop, e cioè Denominazione di origine protetta, non c'è il minimo paragone: «Parliamo del massimo riconoscimento che l'Europa assegna a un prodotto alimentare – precisa Belli – e i prodotti della nostra salumeria piacentina sono tutti Dop».