Sembrerebbe una battaglia d'altri tempi se non fosse che i contendenti non si schierano sullo stesso campo ne' con le stesse armi. Ma una battaglia di certo è e forse più cruenta di quanto si creda perché in fondo, si sa, nella lotta tra ideali non si fanno prigionieri. Da una parte c'è un mondo eterogeneo ma composto soprattutto da giovani che reclama una legge in linea con altri paesi europei. Dall'altra chi invoca con il potente mezzo del silenzio la tradizione e la sacralità di una legge che va oltre la negoziabilità umana e pertanto non esige discussioni. Il ddl Cirinna' divide due mondi, ma anche due generazioni. A osservarlo e' lo stesso Davide Bombini, portavoce provinciale e nazionale di Arcigay durante la manifestazione in Piazza Duomo a tutela delle unioni civili che ha radunato circa 200 persone: le generazioni più giovani si stanno interessando sempre più alle battaglie per i diritti civili degli omosessuali e mi fa molto piacere perché il futuro e' dalla parte dei giovani. Osservo d'altro canto come questo fenomeno sia molto più limitato dalla parte opposta". Paradossalmente, proprio sulla step child adoption, entrambe le parti sembrano essere d'accordo. La legge non piace, da una parte perché considerata punto di partenza per il sovvertimento della famiglia naturale, dall'altra perché "troppo misero punto di partenza" che continua a perpetuare una discriminazione nei confronti delle coppie omosessuali. "Non amiamo questa legge, ma speriamo che passi affinché ulteriori modifiche non la peggiorino – continua Bombini – che sulle perplessità rivolte al sano sviluppo del figlio di una coppia omosessuale ribadisce: "L'unico disagio che il figlio di una coppia omosessuale possa avere non è legato alla propria famiglia di origine ma alle persone che gli stanno intorno. Va fatta educazione attorno a questo punto, ma esistono studi ventennali che dimostrano quanto la salute del figlio non sia messa a rischio dalla coppia omogenitoriale o da altri caregivers". A insistere su quest'ultimo punto, dal palco allestito in Piazza Duomo e' Sara Dallabora, portavoce di Famiglie Arcobaleno e neomamma di Alessio, il bimbo nato grazie alla fecondazione assistita: "La mia storia e quella della mia compagna Irene non molto diversa da quella di tante altre, perché l'amore e' sempre lo stesso e non fa distinzioni. La legge non mi piace ma rappresenta per noi un punto di partenza. A oggi se io morissi mio figlio rimarrebbe orfano e la mia compagna non potrebbe adottarlo. Questa legge invece consentirebbe a Irene di diventare madre di Alessio, senza però che i suoi parenti siano considerati parenti di Alessio. Mi appello tuttavia alla coscienza dei parlamentari affinché possano decidere per ciò che è giusto, senza prestarsi a logiche di partito. E a quelli che partecipano oggi alla contro manifestazione e si uniranno il 30 gennaio per il Family day, chiedo di venire davanti ai nostri figli e dirci perché la nostra famiglia è meno famiglia della loro".