Volti, colori e tradizioni di tutto il mondo nel salone monumentale di Palazzo Gotico, il cuore di Piacenza. Mai titolo fu più azzeccato, in effetti: “Il mondo in città”. E’ il titolo della giornata mondiale del rifugiato e del migrante che ricorre proprio oggi e alla quale il Comune di Piacenza ha voluto partecipare mettendo a disposizione il prestigioso spazio del più importante palazzo della città per le varie iniziative che stanno animano il pomeriggio e che sono state precedute dalle celebrazioni religiose. Una giornata organizzata dalla Diocesi di Piacenza e Bobbio e animata, tra gli altri, dal Gruppo folkloristico Sri Lanka, dal Coro multietnico Gruppo Parrocchiale immigrati e cristiani di Fiorenzuola, dal Gruppo Folkloristico Filippine, dal Gruppo Folkloristico Ecuador e dalla musica degli Enerbia. A presentare è Rita, storica voce di Radio Sound, la radio di Piacenza, di fronte a un pubblico variopinto e più vasto di ogni più rosea aspettativa. E non c’è miglior messaggio che una così ampia partecipazione. Il messaggio è semplice: l’integrazione tra i popoli è possibile. «Non solo possibile ma doverosa – dice l’assessore Stefano Cugini, che ha aperto la festa di oggi pomeriggio al Gotico portando in rappresentanza del Comune di Piacenza – Spostarsi è nella natura degli esseri umani. E non c’è accoglienza migliore che mostrare a chi arriva le bellezze del luogo in cui si trova e al contempo illustrare le regole per convivere nel migliore dei modi».
Il concetto dello spostamento come caratteristica tipica dell’umanità viene ripreso anche da Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas. «L’immigrazione non è solo emergenza – dice – Tutti dobbiamo metterci nell’ordine di idee che vivere insieme a persone che arrivano da altri Paesi è e sarà sempre più normale. Certo, ci sono anche tanti problemi provocati da chi non rispetta le regole ma ci sono al contempo anche tanti esempi positivi di integrazione e amicizia».
Alcuni di questi esempi vengono proposti oggi a palazzo Gotico. Come il racconto di vita della giovane Rodica Oprea, ventenne di origine moldava, arrivata a Piacenza quando di anni ne aveva solo dodici e “catapultata” a scuola, in mezzo a ragazzini che parlavano una lingua diversa dalla sua, che avevano usi e costumi diversi dai suoi. La prima cosa che Rodica ha notato appena entrata in contatto con quelli che sarebbero diventati i suoi nuovi amici è stata la curiosità nei suoi confronti. Non tanto il timore, la diffidenza ma la semplice curiosità. «Una curiosità reciproca – dice – che però era difficile soddisfare per problemi di comunicazione». Parlavano lingue diverse, ma nel giro di pochi minuti, anche prima che Rodica imparasse l’italiano, sono riusciti a comunicare: gesti, immagini, espressioni. Superare le barriere, dunque, è possibile. E le società – di dice oggi a Palazzo Gotico – non possono che uscirne arricchite. Ovviamente c’è la questione del rispetto delle regole che non può essere ignorata o sottovalutata. E così non è, quantomeno da parte di quegli immigrati che vogliono più di ogni altra cosa integrarsi con il popolo che li ospita.