Banche, Maffè: «Regole cambiate, lo Stato non garantisce più. Svegliamoci»

In tema di banche e di risparmio è cambiato tutto: da quest’anno i correntisti dovranno alzare il livello di attenzione e valutare i prodotti finanziari che acquistano esattamente come valutano con scrupolosità le etichette dei prodotti al supermercato. «Non basterà più la telefonata all’amico consulente» dice, senza girare troppo attorno al concetto, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente alla Bocconi di Milano ed esperto di economia e finanza. Ieri sera è stato protagonista dell’incontro che si è tenuto al Politeama di Piacenza, organizzato da Banca Mediolanom e intitolato “Difendere i risparmi nel 2016”. 

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«I risparmiatori devono capire che il loro rapporto con la banca è radicalmente cambiato – dice Maffè – perché l’Europa ha preso il posto degli Stati nazionali nel regolare eventuali crisi bancarie. Quindi i nostri soldi depositati in banca sotto sotto la competenza giuridica della Banca centrale europea. Questo significa che se una banca va male, a pagare sono i suoi clienti e non è più lo Stato italiano. Viceversa se una banca va bene è l’Europa a garantisce che non ci siano rischi. Questo è molto importante perché cambia veramente la prospettiva: la vecchia maniera di scegliere le banche, e cioè per parentela, per relazione, per prossimità, ecco questa maniera non va più bene, è superata. Ora le banche vanno scelte in base a parametri oggettivi imposti dall’Europa. Perché solo in quel contesto siamo garantiti». La convinzione, tipica di molti, che la banca sotto casa debba essere garantita dallo Stato non ha più senso di esistere, dice Carnevale Maffè: «La banca sotto casa può essere sanissima ma può essere anche fuori dalle regole europee. Di conseguenza è necessario che tutti facciano uno sforzo in più ma che imparino a leggere i dati bancari». 

Imparare a leggere i dati, dunque, ma va anche detto che gli istituti di credito hanno l’obbligo di informare i clienti sugli eventuali rischi degli strumenti finanziari che propongono. Obbligo che esiste già da tempo ma che non sempre – le cronaca insegnano – è stato rispettato a dovere. «Alcune banche si sono attrezzate in maniera adeguata, quelle con i pedigree più puliti; altre nicchiano un po’. E questo a mio avviso è un fatto grave. Le banche devono essere sempre più trasparenti. Ed è stata proprio la carenza in termini di trasparenza a rappresentare un ingrediente fondamentale degli scandali di cui si è parlato in questi mesi». Trasparenza obbligatoria dunque ma anche gli italiani devono fare la loro parte mettendo da parte quella sorta di «irresponsabilità» che ha caratterizzato i nostri rapporti con le banche, certi del fatto che lo Stato avrebbe pagato a piè di lista i debiti delle banche: «Ora non lo può più fare». Morale: così come controlliamo l’etichetta della mozzarella tra gli scaffali del supermarket, cercando quella più conveniente e più sana, allo stesso modo dobbiamo ora preoccuparci di controllare gli strumenti finanziari che acquistiamo, leggendo dati, condizioni, prezzo. «Non possiamo più basarci sulla semplice telefonatina amichevole del consuete finanziario della banca, dobbiamo svegliarci».