“Quei tubi metallici che invadevano la corsia opposta per almeno 1,30 metri rappresentavano, a quell’ora di sera, un pericolo importante che non è stato adeguatamente segnalato e per il quale andava istituito il senso unico alternato di marcia”. Sono le parole dell’ingegner Marco Checchini intervenuto come consulente nel processo chiamato ad accertare la verità sulla morte di Andrea Solari, 20enne di Morfasso. La sera del 3 gennaio 2013, intorno alle 20, a Crocetta di San Polo (Piacenza), Solari era alla guida della sua Opel Corsa che si scontrò con un mezzo pesante che, scortato da altri due mezzi che lo precedevano, stava effettuando il trasporto eccezionale di una struttura metallica per natanti: in altre parole c’erano dei tubi metallici che fuoriuscivano pericolosamente dalla sagoma del rimorchio. Per il giovane non ci fu nulla da fare.
Alla sbarra, accusati di omicidio colposo, ci sono Zeliko Pehjk, autista del mezzo, dipendente della Ferri System (azienda di Reggio Emilia specializzata nel trasporto eccezionale); e i capi scorta Alberto Bertolo e Gesualdo Loreto. L’incidente mortale avvenne appena al di fuori del centro abitato di San Polo, su un tratto rettilineo di circa 600 metri. In base alla perizia dell’ingegnere piacentino, tutta la struttura del trasporto eccezionale aveva un’ampiezza di 4,70 metri a fronte di una carreggiata di 3 metri. Il perito avrebbe inoltre calcolato una sporgenza a sinistra, quindi sulla carreggiata opposta, di “almeno 1,30 metri”. Il Codice della Strada e una serie di decreti ministeriali impongono di segnalare il trasporto eccezionale con assoluta cura. Nel caso specifico “si doveva procedere a senso unico alternato e, in caso non fosse stato sufficiente, anche fermare il traffico proveniente dal senso opposto” ha detto Checchini di fronte al giudice Maurizio Boselli. “Il giovane non aveva percepito il pericolo. Se si fosse accorto di esso, avrebbe potuto evitare lo scontro” ha proseguito. In buona sostanza, in base alla perizia, “non è stato fatto nulla, né da parte dei conducenti dei veicoli in scorta, né dall’autista, per avvertire i conducenti del potenziale pericolo. I capi scorta avevano l’obbligo di regolare il traffico”. Sempre secondo Checchini, al momento dell’impatto i due mezzi procedevano regolarmente seguendo linee parallele. In base a questa considerazione, perderebbe quota l’ipotesi iniziale che l’auto di Solari avrebbe sbandato.