Nel 2015 “si sono verificati numerosi attacchi terroristici da parte di gruppi armati ricollegabili all’autoproclamato stato islamico che hanno contribuito ad aumentare il senso di insicurezza da parte dei cittadini che, giustamente, reclamano una maggiore protezione”, “nonché l’attribuzione di più poteri alle Forze dell’Ordine”.
A sostenerlo è il consigliere Tommaso Foti (Fdi-An) in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, dove evidenzia che “la più immediata forma di controllo è data dalla possibilità di identificare celermente e agevolmente le persone presenti nei luoghi pubblici o aperti al pubblico”, che “l’articolo 85 del Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza vieta di circolare a volto coperto in luogo pubblico e nei luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l’osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall’autorità di Pubblica sicurezza” e che “l’articolo 5 della legge 152/1975, ‘Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico’, vieta l’uso dei caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”.
La Corte europea dei diritti dell’uomo,- aggiunge Foti – chiamata ad esprimersi sulla legge approvata dal Parlamento francese nel 2010, che prevede il divieto generalizzato di coprire il viso per chi si trova in luogo pubblico, ha stabilito che questo divieto non limita la libertà religiosa, né la vita privata.
Di qui, la richiesta di sapere se la Giunta intenda emanare apposite disposizioni per far rispettare, all’interno degli uffici o delle strutture (per esempio quelle ospedaliere) della Regione o dalla stessa dipendenti, il divieto di circolare a volto coperto e se intenda attivarsi presso il Governo nazionale per sollecitare l’aggiornamento delle norme esistenti rispetto alle mutate esigenze di ordine pubblico e alla sempre più incessante richiesta di sicurezza da parte dei cittadini.