Botti di fine anno, Piroli: “Per vietarli serve una legge. Usare buon senso”

Usare cognizione. Tirando la riga, il senso è questo. Il resto è solo propaganda politica per non inimicarsi le associazioni animaliste. Il tema è quello dei botti di fine anno e il pensiero è quello dell’assessore comunale di Piacenza Giulia Piroli. Dopo settimane di polemiche feroci e a poche ore dai festeggiamenti per dire addio al 2015, la rappresentante dell’amministrazione comunale di Piacenza (amministrazione che prima ha annunciato i fuochi d’artificio e poi ha ritirato la decisione) ci tiene a fare chiarezza su un argomento che in effetti sta scaldando gli animi più di quanto ci si aspettasse. E forse troppo, vien da pensare a chi scrive. Perché se da un lato esiste il dovere di non disturbare la quiete pubblica e di non far morire di crepacuore schiere di cani e gatti d’appartamento scatenando una Santa Barbara da terza guerra mondiale, dall’altro esiste il diritto di far festa nelle rare occasioni in cui si dovrebbe poter festeggiare con un briciolo di buon umore e speranza per il futuro. E il passaggio da un anno all’altro, da che mondo è mondo, è l’occasione per far baldoria. E’ una tradizione. Forse a Napoli, con la sua “Bomba Maradona”, la tradizione è un po’ estrema, e le cronache del 2 gennaio di ogni anno con i loro “bollettini di guerra” lo confermano drammaticamente. Ma dalle nostre parti, in Emilia, in Lombardia, in Piemonte, non possiamo certo lamentarci più di tanto. Anche perché i controlli interforze sui botti illegali ci sono e di solito funzionano. Morale, difficile che nel Piacentino si scateni un inferno pirotecnico.

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Eppure in queste ore, a leggere certi comunicati, certe prese di posizione sui social network, certe petizioni, pare di vivere la vigilia di una battaglia campale che vede già come vittime sacrificali migliaia di animali domestici.  Raccolte firme, istanze, ingiunzioni; c’è di tutto. E certe amministrazioni comunali, forse per non soccombere sotto le polemiche, hanno pensato di emanare vere e proprie ordinanze firmate dal sindaco nelle quali si fa espresso divieto di utilizzo di botti e petardi. Fuochi banditi, dunque.

Nella gran parte dei Comuni, però, si è adottata una via alternativa, quella dell’invito alla moderazione. Così è avvenuto a Podenzano, a San Giorgio, a Castelsangiovanni e altrove. Può suonare un tantino ponziopilatesca come scelta, ma l’assessora Giulia Piroli la difende. Anche perché è la stessa scelta adottata dal Comune di Piacenza. Che inizialmente, come si diceva, aveva annunciato i fuochi artificiali “a bassa rumorosità” per poi ritirare nei giorni scorsi la decisione: niente botti. “L’abbiamo fatto per coerenza con l’invito che rivolgiamo ai cittadini. Quello cioè di festeggiare limitando al minimo i rumori. In buona sostanza, usando il buon senso” dice Piroli. Che ci tiene a sottolineare l’inutilità di una vera e propria ordinanza sindacale di divieto: “Gli strumenti in teoria li abbiamo già – dice – Dal 2012 esiste  un nuovo regolamento di polizia urbana che all’articolo 4 fa espresso divieto di far esplodere petardi il luoghi pubblici e privati”. Quindi esistendo già il divieto, non servono nuove ordinanze. A Capodanno però, si sa, le eccezioni vengono fatte. Di qui, l’invito alla moderazione e al “buon esempio” rinunciando allo spettacolo pirotecnico all’ombra di Palazzo Gotico.

Ma Giulia Piroli prosegue tirando in ballo le scelte politiche. “Il Consiglio comunale di Piacenza la sua scelta l’ha già fatta ed è stata chiara – dice – Nel marzo 2014 ha bocciato la proposta dei 5 Stelle di emanare un’ordinanza che vietasse l’utilizzo dei botti. E queste è una scelta politica”. Divieto no, invito al buon senso sì. Resta comunque confusione. E il motivo, spiega sempre Piroli, sta nel fatto che non esiste una legge dello Stato che parla chiaro in proposito: “Esistono fuochi artificiali e petardi in libera vendita – dice – e di conseguenza possono essere utilizzati. Se si vuole impedirne l’utilizzo, se ne impedisca la vendita con una legge dello Stato. Ma così non è e i Comuni si trovano sempre tra l’incudine e il martello”.