Una garza chirurgica dimenticata nel petto di una paziente dopo una normale operazione di rimozione di un peacemaker. E' stata condannata a due mesi di reclusione (pena sospesa) il medico piacentino, in servizio al reparto di Cardiologia dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto, accusata di lesioni colpose gravi. Questa mattina (9 dicembre) la sentenza pronunciata dal giudice monocratico Gianandrea Bussi al termine di un processo lungo, combattuto a suon di perizie in cui è stata citata anche l'Ausl di Piacenza. Vittima di questa storia una piacentina di 79 anni che, come ha sottolineato durante il dibattimento l'avvocato di parte civile Guglielmo Zacconi, "ha visto la sua vita condizionata e drasticamente peggiorata" a causa di presunti errori, di leggerezze e di ritardi nella diagnosi di quella che si è poi rivelata essere una estesa infezione interna . In aula la donna aveva raccontato quanto accaduto a partire dal luglio del 2013, qualche giorno dopo che il suo dottore di fiducia le suggerì l’intervento di rimozione del pacemaker in quanto la batteria si era esaurita. Da quel momento si è susseguito un andirivieni della donna dall’ospedale a casa. Otto accessi in ospedale, anche in strutture diverse fino a quando venne scoperta la garza. Il medico, difeso dall'avvocato Giuseppe Insalata del foro di Parma, si è sempre difeso sostenendo che erano stati eseguiti tutti i protocolli previsti dalle normative. Il piemme Michela Bubba aveva chiesto sei mesi di reclusione. Due mesi la condanna con la quantificazione del risarcimento da definirsi in sede civile (provvisionale a carico dell'imputata e dell'Ausl in solido). "E' stata riconosciuta la responabilità dell'imputata – ha detto l'avvocato Zacconi – purtroppo nel corso del processo sono emerse carenze strutturali dell'azienda a nostro avviso inquietanti. I protocolli ci sono e vanno rispettati".