“Parziale o minima applicazione del braccialetto elettronico per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari” e l’Unione delle Camere Penali promuove uno sciopero e una manifestazione nazionale. Mobilitazione che si tiene oggi, 30 novembre, con un primo giorno di astensione dalle udienze e una manifestazione nazionale a Firenze, la "Giornata dei Braccialetti" con lo slogan “più braccialetti meno carcere”. Gli addetti ai lavori parlano di “palese violazione dei diritti dei detenuti in contrasto con l’esigenza di superare e prevenire il sovraffollamento nelle carceri italiane”. Uno scarso utilizzo dei braccialetti elettronici dovuto, si legge in una nota, all’esiguo numero di apparecchi disponibili: si parla di 2mila dispositivi in tutta Italia. Ne consegue l’illegale detenzione di colui che, pur avendo ottenuto gli arresti domiciliari con “braccialetto elettronico”, si trovi costretto a rimanere in cella per carenza del mezzo di controllo.
IL COMUNICATO DELL’UNIONE CAMERE PENALI
L'Unione delle Camere Penali Italiane, con il proprio Osservatorio Carcere, denuncia la parziale e minima applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari. Il 30 novembre 2015, nel primo giorno di Astensione dalle udienze , l'Unione ha promosso iniziative locali e una manifestazione nazionale a Firenze, la "Giornata dei Braccialetti" dal titolo "Diamo effettività agli art. 275 bis c.p.p. e 58 quinquies O.P." con lo slogan “più braccialetti meno carcere”. La parziale e minima applicazione dell' art. 275 bis del codice di procedura penale e dell'art. 58 quinques Ordinamento Penitenziario, per quest'ultimo possiamo dire inesistente, è in palese violazione dei diritti dei detenuti e in contrasto con l’esigenza di superare e prevenire il sovraffollamento nelle carceri italiane.
La Camera Penale di Piacenza, oltre ad aderire all'astensione dalle udienze penali dal 30 novembre al 4 dicembre pp.vv., condividendo e facendo proprie le ragioni della protesta, ritiene opportuno rendere noto che gli apparecchi complessivi attualmente a disposizione sul territorio nazionale sono circa 2000 e costano allo Stato euro 5.500 l’uno all’anno (ossia 11 milioni di euro complessivi) versati a Telecom Italia in base a un contratto di fornitura che non prevede la possibilità di aumento del numero dei dispositivi.
L’esiguo numero di apparecchi disponibili sta, di fatto, costituendo una tacita abrogazione delle due norme di legge sopracitate, rendendo assai complicato per i magistrati poter sostituire alla misura cautelare o detentiva del carcere quella degli arresti o detenzione domiciliare con il braccialetto elettronico e ciò anche nei casi in cui ritenessero accoglibile la richiesta in merito del detenuto.
Ne consegue l’illegale detenzione di colui che, pur avendo ottenuto gli arresti domiciliari con “braccialetto elettronico”, si trovi costretto a rimanere in cella per carenza del mezzo di controllo, tanto è vero che recentemente la Corte di Cassazione, in un simile caso, ha disposto la scarcerazione del detenuto. Considerando che il costo giornaliero di un detenuto, in base alla tabella sulle statistiche del Ministero di Giustizia del 10.10.2013, era di euro 124,96 (quindi di euro 45.610,40 all’anno) e che il nostro Paese è sempre più spesso sanzionato in Europa per le condizioni delle proprie carceri, alle principali ragioni della manifestazione nazionale di Firenze si aggiungono anche motivazioni di oggettiva convenienza economica.