“Lo Stato non ci tutela”. Parla l’uomo condannato per aver sparato ai ladri

 “Finora ho subito 82 furti”. A parlare è Angelo Peveri, l’imprenditore di Sarmato che la sera del 6 ottobre del 2011 sparò ai tre romeni che si erano introdotti per rubare nel suo cantiere di Borgonovo, ferendone uno in modo grave. Una vicenda giudiziaria che si è conclusa, per ora, con la condanna dell’imprenditore a quattro anni e sei mesi per omicidio, mentre i tre romeni, che dovevano rispondere di furto aggravato, hanno patteggiato una pena di 10 mesi e 20 giorni

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Peveri, attraverso il suo avvocato Paolo Fiori, ha già annunciato che ricorrerà in Corte di Appello, ma nel frattempo – e visto il clima che si respira nel paese – ha accettato di rendere noto il disagio di una persona che “ogni giorno si sveglia alle 6 del mattino, va a lavorare, paga le tasse ma ormai ha paura a uscire la sera e deve barricarsi in casa, tanto che mia figlia prende le pastiglie per dormire e ho dovuto sostenere delle spese enormi per l’antifurto perimetrale in azienda ”. 

E nel giorno in cui Forza Italia a Milano ha deciso di candidare Francesco Sicignano, il pensionato che un mese fa freddò un rapinatore nella sua villetta a Vaprio d'Adda, l’imprenditore piacentino ha spiegato che “sono cose che non dovrebbero succedere. E’ lo Stato che dovrebbe pensare alla sicurezza e se non è in grado che dia la possibilità ai cittadini di difendersi a casa loro”. 

Angelo Peveri, quella sera di ottobre del 2011, all’ennesimo furto di gasolio decise di appostarsi nel cantiere di Borgonovo, insieme al suo dipendente Gheorge Batezatu (condannato a quattro anni e due mesi) e quando vide i tre stranieri intenti a rubargli il carburante, imbracciò il fucile che deteneva regolarmente e fece fuoco contro i ladri ferendone uno. “Sono io quello che è passato come un delinquente. Oltre alle mie spese legali sa quanto mi hanno chiesto i tre romeni per danni morali? 500 mila euro. E dopo aver dichiarato: ‘Siamo passati di giorno, abbiamo visto il cantiere e abbiamo deciso di tornare la sera per rubare il gasolio’. Come dire: noi alle dieci veniamo a rubare a casa tua, vedi se esserci o meno. Non hanno detto: siamo rimasti senza benzina e abbiamo pensato di prenderne un po’ per arrivare al distributore. Ha capito?”. 

L’esasperazione, questa la molla che lo ha portato a un gesto sconsiderato e che oggi sembra essersi tramutata in rassegnazione: “Perché noi dobbiamo pagare le tasse, lavorare in regola, fare tutto come si deve, però abbiamo solo doveri e nessun diritto. Sono abbastanza rassegnato”. 
Ma tornando indietro, nonostante tutto, non lo rifarebbe: “No, perché con tutto quello che ho speso in notti insonni tra me e la mia famiglia e in soldi non ne è valsa certo la pena. Però lo Stato non ci tutela. Ma non voglio vivere nella paura, con la pistola sotto il letto e con l’apprensione dell’allarme che la notte scatta in cantiere e sai che si tratta di un nuovo furto al quale non puoi reagire”.