Caorso, i sindacati: “Centrale sicura, dismissione costa 3 euro in bolletta”

 “La centrale nucleare di Caorso è sicura”. Lo hanno ribadito i sindacati, che dopo le tante voci uscite in queste settimane ci hanno tenuto a precisare che i lavori per rendere stabile questo sito nucleare stanno avanzando nei tempi previsti – anche se molto lunghi – e soprattutto senza ripercussioni sulla salute della cittadinanza. A costi, hanno sottolineato, particolarmente bassi: un’azienda come Sogin, che si occupa di decommissioning dei siti nucleari italiani, costa 3 euro all'anno a fronte dei 170 euro delle energie rinnovabili. E in sicurezza anche contro il rischio attentati: “La centrale ha gli stessi livelli di allerta del dopo 11 settembre”. 

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Gian Emilio Balzarini, Rsu, ha spiegato che “una centrale come Caorso necessita di un lungo iter per essere riportata alla normalità e preme far sapere che questo percorso ha una missione prioritaria: la sicurezza, per i dipendenti che ogni giorno sono impegnati e i cittadini che abitano nei pressi del sito. Gli standard sono mantenuti come se la centrale fosse ancora 
attiva, quindi con costi anche fuori mercato ma doverosi”. 

A illustrare nello specifico il lavoro svolto, ci ha pensato un altro Rsu, come Fabrizio Bobba: "Le  parti contaminate all'interno riguardano in particolare rifiuti radioattivi, che vengono stoccati, oltre ai prodotti dello smantellamento della centrale. Ogni pezzo viene smontato e certificato, affinché rispetti i limiti di legge di contaminazione. Poi è contaminata la zona delle tubazioni ma è sotto controllo e il combustibile (materiale tra i più pericolosi) è stato trasferito in Francia per essere stabilizzato e tornerà nel 2025 in Italia. Inoltre, anche i fusti, altro materiale da maneggiare con cura, è in Slovacchia, da dove verrà incenerito e tornerà nel nostro paese diminuito di volume e pronto ad essere stoccato”. 

Ad affiancare le Rsu, i segretari provinciali di Filctem, Flaei e Uiltec. Massimo Tarenchi,  segretario generale Filctem Cgil, ha aggiunto che “per noi e i lavoratori la sicurezza viene prima di tutto. Sono voci che il decommissioning sia in ritardo, ma dei dipendenti non parla nessuno? Sono 106 persone ogni giorno impegnate per mantenere il sito in regola negli standard”.  
Dello stesso avviso Fabrizio Pelosi, segretario generale Uiltec Uil: “Non vogliamo fare polemica, però ci sembra giusto dare la garanzia che la sicurezza per il territorio non è a rischio, grazie alle competenze e alle professionalità che i dipendenti hanno sviluppato in questi anni. Il sito, è giusto ricordare, è costantemente monitorato da enti esterni e ha avuto le corrette certificazione ambientali”. 
Infine Giancarlo Barbieri, segretario generale Flaei Cisl, ha chiarito uno degli aspetti – dopo quello sulla salute – più sentiti dalla cittadinanza: i costi. “Una ditta come Sogin, con milel dipendenti, costa in bolletta 3 euro all'anno compreso di Iva. A fronte dei 170 euro annui delle energie rinnovabili 170 euro. Ora rimane solo il nodo legato alla governance del gruppo, che però speriamo venga chiarita nell’incontro previsto il 24 novembre con i vertici Sogin, perché serve una  governance stabile per un piano industriale.importante come questo”.