Da tempo si trascina "una situazione di conflittualità in Sogin – in particolare all'interno dei suoi organi decisionali – che, peraltro, la Regione Emilia-Romagna ha inopinatamente ignorato". È dei giorni scorsi la notizia "delle dimissioni rassegnate dall'amministratore delegato di Sogin con una lettera inviata al ministro dell'Economia e delle Finanze nella quale si evidenziano 'problemi gravi' dettati dallo stato di inerzia dell’operatività di Sogin determinati da un consiglio d'amministrazione che 'sfiancato da interminabili e sterili polemiche instillate irresponsabilmente da chi lo presiede si attarda sempre più su questioni di micro-management mentre manca di visione e non è più in grado di deliberare con la necessaria serenità'". Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An) in una interrogazione alla Giunta per sapere se la Regione sia a conoscenza di questi fatti e quali urgenti iniziative intenda assumere presso il Governo, visto che la societa` Sogin (interamente partecipata dal ministero dell'Economia e delle Finanze) "ha il duplice compito di smantellare tutti i siti nucleari", compresa la centrale di Caorso (Pc), e, nel frattempo, "di mantenerli in sicurezza, tenuto conto che i costi relativi ai due compiti vengono finanziati dai consumatori e che, in particolare, il mero mantenimento in sicurezza dei siti comporta un onere di circa 70 milioni l'anno nella bolletta elettrica".
“Pare evidente- rileva Foti- che le tempistiche per raggiungere la condizione di 'brown field' a Caorso, e, quindi, lo smantellamento definitivo dell'impianto, risultano strettamente vincolate alla realizzazione del deposito nazionale, atteso che il predetto sito non avrebbe spazio a sufficienza per ospitare tutti i rifiuti radioattivi prodotti dalla dismissione e considerato che per trasferire tutto il materiale irraggiato dalla centrale al deposito nazionale occorreranno tra i dieci e quindici anni". Tuttavia, chiude il consigliere, "la strada per l'individuazione, ma soprattutto per la realizzazione, del deposito nazionale è del tutto in salita e, nel frattempo, il territorio piacentino deve subire sistematici rinvii delle tempistiche, periodicamente indicate, riguardanti lo smantellamento (definitivo) dell'impianto di Caorso”.