Dosi, il caso Marino e le spese trasparenti: “Non cadrò mai per uno scontrino”

Il sindaco Paolo Dosi è sicuro: non farà mai la fine del suo collega Ignazio Marino. “No, per carità. Io non cadrò mai per uno scontrino. Se devo cadere, sarà per qualcosa di più importante”. Una battuta, certamente, ma che serve per alimentare una convinzione ferrea. “La mia amministrazione comunale è sempre stata trasparente”.

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Le vicende romane con la caduta del sindaco Marino e l’indagine che lo vede coinvolto per peculato a causa di alcune cene istituzionali e private che sarebbero state pagate con la carta di credito del Campidoglio, hanno riportato sotto i riflettori della politica la questione delle cosiddette spese di rappresentanza. Spese di rappresentanza che, per il Comune di Piacenza, sono tracciabili. Basta andare sul sito del Comune di Piacenza alla voce specifica e si possono reperire le informazioni. Si scopre così che dal 2012, anno in cui si è insediato il sindaco Dosi, ad oggi la voce in questione è sempre diminuita sensibilmente: nel 2012 tali spese ammontavano a poco più di 25mila euro; nel 2013 a quasi 17mila euro; nel 2014 a 12mila euro. Tra le sotto-voci principali spese per “allestimenti floreali”, “acquisto doni commemorativi”, “acquisto gagliardetti”, “acquisto fasce tricolori”. Per lo più – durante tutto l’arco dei tre anni – spese per “servizio di amplificazione sonora”. Si contano sulle dita di una mano le “spese di ristori istituzionale” – sei in tre anni – che solo in un caso superano i mille euro.

“Ci siamo dati una linea – afferma Dosi – se invitiamo qualche ospite importante che poi si accompagna a mangiare al ristorante, o si fa alla ‘romana’, oppure paghiamo noi di tasca nostra. Solo in casi particolari è successo che si attingesse alla voce delle spese di rappresentanza”. Né il sindaco né gli amministratori, come accadeva invece a Roma, dispongono di una carta di credito ad hoc per quel tipo di spese. “Non disponiamo di alcuna carta di credito. Non so perché alcuni sindaci le abbiano, ma io posso assicurare che dal 2004, da quando sono in giunta, non abbiamo mai avuto carte di credito. Vorrei far presente che nel 2013 fummo oggetto di una segnalazione da parte della Corte dei conti per spese improprie che riguardavano, udite udite, una necrologia e un mazzo di fiori. Fu quella la contestazione che la Corte ci mosse: penso la dica lunga sul fatto che l’amministrazione si sia sempre comportata in modo virtuoso in tal senso. Quanto alle spese per ospitalità va detto che nelle occasioni particolarmente importanti, come ad esempio l’invito di delegazioni straniere, spesso interviene direttamente la Camera di commercio che ha un capitolo a parte dedicato all’internazionalizzazione”.

Quindi, con un pizzico di vena polemica, aggiunge: “Mi sono reso conto che quando si toccano questi argomenti, i pregiudizi sono molto radicati. Che dopo 13 anni di ritiri di giunta ci sia ancora chi ogni volta chiede se i ritiri vengono finanziati con i soldi del Comune o con soldi nostri, è scoraggiante. Siamo sempre stati trasparenti. Anzi, dico di più: non solo i piacentini possono stare tranquilli su come vengono spesi i soldi della comunità, ma che questa trasparenza è la prassi che da sempre appartiene allo stile degli amministratori piacentini indipendentemente dal coloro politico”.

Sul caso Marino il giudizio di Dosi è perentorio: “Visto da fuori, penso che sia stata commessa qualche leggerezza nella conduzione complessiva. Continui cambi di direzione che non hanno certo fatto bene. E’ mancata molto la coerenza”.