L’Eleganza? “E’ saggezza e pudore”. Due elementi che, nella società di oggi, appaiono quanto mai rari. Erano invece alla base dell’ispirazione artistica di Gianfranco Bertolotti, alias Chino Bert, stilista di livello internazionale, al quale sarà dedicata la mostra in programma a Piacenza, allo Spazio Rosso Tiziano, a partire da sabato 31 ottobre dalle 17.
In vista di questo appuntamento, è stato ospite degli studi di Radio Sound, lo storico dell’arte – nonché curatore dell’allestimento -, il professor Alessandro Malinverni, che ci ha aiutato a comprendere meglio la parabola di questo artista del disegno a servizio della moda. L'intervista audio è ascoltabile in allegato.
“Saranno presenti 40 figurini e 20 dipinti, datati tra gli anni ‘50 e ‘70, fino ad arrivare agli anni ‘90. Soprattutto indirizzati a Mila Schön o le sorelle Fendi, quindi tra le griffe più importanti di quegli anni, oltre ad essere stato costumista per il teatro e la televisione, giornalista e illustratore di moda (per l’Aurore, l’Observer, il Queen Magazine, La Notte di Milano), docente di moda, ideatore del primo numero di L'Uomo Vogue.
La sua storia – ha spiegato Malinverni – si può sintetizzare in alcune date: “Nasce nel 1932, a 19 anni entra in una casa di moda, a 20 anni propone la prima collezione a Palazzo Pitti e viene subito notato. Decide però di non fondare una propria griffe, ma di lavorare per altri e quindi inizia un lungo percorso che lo porterà tra Parigi e New York, finché nel ‘68 la sua vita non cambierà radicalmente”.
Sì, perché la scelta compiuta dall’artista-stilista ha dell’incredibile. “A 36 anni decide di entrare nell’Ordine di San Benedetto, quindi di diventare monaco benedettino, pur non abbandonando la moda. Però l’approccio cambia, non crea più per vivere ma per dare sfogo al suo talento”. Da quel momento verrà soprannominato "lo stilista di Dio".
Una scelta radicale – e ancora in parte misteriosa – mai svelata fino all’anno della sua morte, il 2012.
“Chino Bert aveva capito, tra i primi, che sarebbe stato utile abbandonare i figurini negli anni ‘90, quindi si dedica alla pittura, dove spiccano trionfi floreali, soli d’oro, temi già presenti nei suoi abiti. In seguito, non avrà mai una opinione positiva della moda contemporanea, che considerava volgare. Si era formato negli anni ‘50 e ‘60, il periodo più fecondo per l’eleganza, che lui considerava un mix tra saggezza e pudore. Nella nostra società mancano sia l’una che l’altro”.
L’eleganza, forse una delle formule più difficili da raggiungere eppure, molto spesso, la più naturale. Infatti il professor Malinverni, nel dialogo avuto in diretta con il giornalista Gigi Zini, ha aggiunto: “Credo che l’eleganza derivi dal fatto di scegliere degli abiti in grado di nascondere i difetti ed esaltare i pregi. E quando si trovano certi vestiti, bisognerebbe rimanervi fedeli, comunque cercando variazioni all’interno di quel principio. Certi difetti non possono essere coperti, però si può esaltarli. Per il corpo sono importanti i colori, il taglio, che mascherano e creano nuove proporzioni, equilibrio, armonia. Bisogna, infine, sentirsi a proprio agio”.
Lo stesso agio che avranno provato star italiane e internazionali, dalla first lady Jacqueline Kennedy alla cantante Mina, dalla stilista Jole Veneziani all’attrice Anna Maria Pierangeli, dall’ereditiera Barbara “Babe” Paley a Marella Agnelli, tutte accomunate dall’aver indossato un abito firmato Chino Bert.
Tornando alla mostra, anche la location non è stata scelta a caso. Lo Spazio Rosso Tiziano in via Taverna è infatti un ex chiesa dei santi Nazzaro e Celso del 1025, dove troveranno spazio 40 figurini e una ventina di dipinti di Chino Bert, divisi per sezioni: da quelli dedicati alle più grandi collezioni per le quali ha lavorato, agli abiti rossi, quelli blu fino a quelli da sposa.
Non solo, perché sono previste anche due visite guidate a cura dello stesso Malinverni, aperte a tutti (venerdì 6 novembre alle 18 e domenica 8 novembre alle 17) ed un evento speciale il 12 novembre, dalle ore 15.30, a chiusura della mostra. L’ingresso è libero.