Sul palco del Milestone un quartetto di stelle guidato da Antonio Faraò

Sabato 10 ottobre 2015 al Milestone di via Emilia Parmense 27 ritorna il pianista Antonio Faraò come leader di un quartetto composto anche da Mauro Negri al saxofono tenore, Martin Gjakonovski al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria. Il concerto, che inizierà alle ore 21.15 (ingresso 8 euro + tessera Piacenza Jazz Club o Anspi), è il primo di una serie che porterà sul palco artisti di particolare spessore, quasi come anticipazioni del prossimo Jazzfest 2016. Grande serata al Milestone con l’esibizione di una punta di diamante della scena jazz internazionale, Antonio Faraò, che, insieme al suo quartetto, presenta il suo nuovo progetto “Boundaries”, uscito con la storica etichetta Verve.

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Il quartetto, composto da artisti con cui aveva già collaborato in passato, è stato riunito da Faraò perché ciò che più gli interessava era l’armonia che tra loro e con loro si sarebbe venuta a creare e la creatività che ne sarebbe seguita, libera da condizionamenti.

Antonio Faraò è accompagnato al saxofono tenore e soprano da Mauro Negri, uno dei migliori sassofonisti italiani che vanta collaborazioni con Richard Galliano, dal contrabbassista macedone Martin Gjakonovski, che suona con Antonio da oltre 15 anni, e dall’eccellente batterista italiano Mauro Beggio, scoperto da Enrico Rava.

Considerato dalla critica Mondiale uno dei più interessanti pianisti jazz dell'ultima generazione, Antonio nasce in una famiglia dalle radici musicali ben salde; la mamma nota pittrice e poetessa e il padre batterista jazz, entrambi appassionati, lo abituano sin da piccolo all'ascolto di musicisti come: Benny Goodman, Count Basie, Duke Ellington, Frank Sinatra, Ella Filtzgerald, trasmettendogli un gusto per lo swing che resterà intatto anche negli anni successivi come elemento peculiare del suo modo di suonare. Alla precoce età di 6 anni inizia a suonare dapprima su un vibrafono giocattolo, in seguito la batteria e poi il pianoforte, col quale intraprende lo studio classico, raggiungendo, sotto la guida dei maestri Adriano della Giustina e Riccardo Risaliti, l’8° anno di Conservatorio al G. Verdi di Milano. Si distingue fin da giovane per uno spiccato interesse verso la musica nero-americana, i suoi primi modelli sono: Oscar Peterson, Errol Garner, e poi McCoy Tyner, Herbie Hancock, Keith Jarrett, Bill Evans, John Coltrane, Miles Davis, Charlie Parker, Thelonious Monk, etc… Antonio partecipa ancora più intensamente ai circuiti internazionali del jazz contemporaneo e, per naturale conseguenza, incide, dopo alcuni dischi prodotti in Italia, 3 album, sempre come leader, per l'importante etichetta tedesca Enja Records: “Black Inside” nel 1998 e “Thorn”, nel 2001, in cui Antonio è accompagnato da Jack DeJohnette alla batteria, Chris Potter al sax tenore e soprano e Drew Gress al contrabbasso, e “Next Stories” nel 2002. L’inarrivabile Herbie Hancock ha dichiarato: “Non mi capita spesso di essere sorpreso da registrazioni di musicisti, come lo sono stato quando per la prima volta ascoltai uno degli ultimi CD di Antonio Faraò. Ciò che mi ha colpito è stata la sensazione che ho provato dentro di me. C'è talmente tanto calore, convinzione e grinta nel suo modo di suonare!  Mi ha immediatamente attratto la sua concezione armonica, la gioia dei suoi ritmi e il suo senso di swing, la grazia e il candore delle sue linee melodiche improvvisate. Antonio non è solo un ottimo pianista, è un grande". E dopo tutto questo, bisogna soltanto ascoltare.